Arriva dalla prima sezione civile della Cassazione milanese la scelta di rigettare gli appelli presentati perché il figlio di Alexander Boettcher e Martina Levato non potesse essere adottato. Il tribunale ha detto "no" ai nonni e ai genitori del bambino, nato nell'agosto 2015, che i parenti - noti alle cronache come la "coppia dell'acido" - avrebbero voluto tenere con sé.
Il figlio della Levato e di Boettcher nacque quando la madre era già in carcere. Lo scorso 30 novembre era stato chiesto che il bambino venisse affidato ai nonni materni, dopo che una sentenza di primo grado aveva già stabilito che invece poteva essere adottato.
"Anche se Alexander Boettcher e Martina Levato sono responsabili di crimini raccapriccianti, dare in adozione il loro figlio equivarrebbe a una non consentita operazione di genetica familiare, come se il piccolo fosse nato con una macchia", aveva asserito allora il pg, Francesca Ceriani.
La Cassazione ha invece confermato l'interpretazione della questione proposta dai giudici, asserendo anche fu Boettcher il "vero architetto" dell'aggressione ai danni di Pietro Barbini, ex compagno di scuola della Levato, per cui è stato condannato in via definitiva a quattordici anni di reclusione lo scorso 21 dicembre.
L'aggressione vera e propria fu poi messa in atto dalla Levato, "attraverso il concordato lancio dell’acido", mentre Boettcher incitava "all’azione la donna (che si trovava subito avanti a lui nel momento dell’aggressione)" e inseguiva "la vittima con un martello proprio al fine di neutralizzato e di evitare che lo stesso potesse chiedere aiuto".
Fu per i giudici la prontezza della vittima, che "riuscì ad atterrare Boettcher con una manovra difensiva", prima che arrivasse la polizia, ad evitare che si portasse "l'azione delittuosa alle estreme conseguenze".L'avvocato che difende la Levato ha già annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti umani.
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