"Coppia dell'acido, il bimbo ai nonni"

Il pg chiede l'affido del figlio di Boettcher e Levato ai parenti di lei: "Ne hanno diritto"

"Coppia dell'acido, il bimbo ai nonni"

Milano - «I bambini non devono crescere nella miglior famiglia possibile ma nella loro famiglia. I figli non si tolgono nemmeno ai mafiosi, perché ogni bambino ha diritto a crescere nella famiglia dove è nato». È perentoria la posizione del pg della Cassazione Francesca Ceriani su quello che dovrebbe essere il destino del figlio di due anni di Alexander Boettcher e Martina Levato. Gli ex amanti si trovano in carcere per una serie di aggressioni con l'acido commesse a Milano nel 2014. Lo scorso marzo la corte d'Appello aveva confermato l'adottabilità del bambino.

La decisione della Suprema corte arriverà nelle prossime settimana. Ma intanto il pg chiede che il piccolo non venga tolto definitivamente alla famiglia d'origine, ma venga piuttosto affidato ai nonni materni. «Anche se Alexander Boettcher e Martina Levato sono responsabili di crimini raccapriccianti - ha sostenuto ieri in aula Ceriani -, dare in adozione il loro figlio equivarrebbe a una non consentita operazione di genetica familiare, come se il piccolo fosse nato con una macchia. I nonni materni sono idonei a crescerlo e ne hanno diritto». All'udienza si discuteva il ricorso dei due giovani, che chiedono di dichiarare illegittima la sentenza d'Appello. I giudici milanesi di secondo grado avevano stabilito che i genitori sono inadatti a prendersi cura del bimbo. Al momento dell'ultimo agguato, quello contro Pietro Barbini il 28 dicembre 2014, e quindi dell'arresto i due ex amanti già sapevano della gravidanza. Stessa valutazione negativa per la madre di Alex e per papà e mamma Levato.

Da parte sua il pg ha riconosciuto non idonea Patrizia Ravasi, la mamma di Boettcher, che ha sempre sostenuto l'innocenza del figlio. Mentre ha criticato i giudici di primo e secondo grado che non hanno affidato il piccolo ai nonni materni. La motivazione infatti sarebbe, sintetizza il difensore di Martina Laura Cossar, che questi ultimi si sono dimostrati con il nipotino «troppo affettuosi». Nel proprio intervento l'avvocato Cossar ha sottolineato che Levato non sconterà i vent'anni di reclusione che le sono stati inflitti. Occorre tenere conto della continuazione delle pene accumulate nei diversi processi e dei benefici di cui potrà godere. «Inoltre - ha aggiunto il legale - avrebbe la possibilità di scontare la pena all'Icam (Istituto a custodia attenuata per le madri, ndr) fino ai sei anni del figlioletto e poi di chiedere i domiciliari». Infine Cossar ha dichiarato: «Martina ha riconosciuto le sue responsabilità e ha svolto un percorso che lo stesso psichiatra del carcere ha definito di rivolgimento di sé, di cambiamento». Il Comune di Milano invece, costituitosi in Cassazione come tutore del bambino, ha chiesto che il ricorso venga respinto.

«Rispettiamo le figure di questi nonni - ha detto il legale rappresentante del sindaco Giuseppe Sala -, ma l'impegno che vogliono assumersi è sproporzionato alle loro forze, al divario di età, alla durata della pena cui sono condannati i genitori del bambino».

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