Puntuale come un orologio svizzero è arrivata la risposta dei giudici alla politica che tenta di rialzare la testa. Il solito avviso di garanzia per una vicenda di presunto finanziamento illecito ai partiti e fatture false che vede nel mirino Matteo Renzi e l'agente dei vip dello spettacolo, Lucio Presta. Roba che a prima vista fa ridere. Quello che non fa ridere, invece, e anzi preoccupa è l'ennesima coincidenza: l'avviso di garanzia all'ex presidente del Consiglio è arrivato proprio mentre esce un suo libro che mette a nudo i meccanismi perversi che regolano i rapporti tra magistratura e politica. Senza contare che proprio in questi giorni il leader di Italia Viva sta valutando se appoggiare o meno i referendum sulla giustizia promossi da Matteo Salvini e dai radicali.
Se fossi in lui non attenderei un minuto per firmarli, perchè ormai il meccanismo è talmente sfacciato, scontato, automatico, chirurgico, imbarazzante che mette a repentaglio addirittura il diritto di critica e l'agibilità politica in questo Paese. Lo stesso Renzi nel libro svela di essere stato oggetto di un altro avviso di garanzia nei mesi scorsi per «prestazione inesistente» in relazione ad un convegno ad Abu Dhabi. E proprio ieri, presentando il suo libro alla stampa, si è lasciato andare ad una scommessa: «Vedrete che mi arriveranno addosso dieci processi».
A questo punto neppure i bookmakers inglesi, malgrado la loro spavalderia, avrebbero il coraggio di puntare contro una simile previsione. Perché è nelle cose, è nella storia recente del Paese. Queste analisi spietate sullo stato della giustizia in Italia Silvio Berlusconi, purtroppo inascoltato, le faceva già un quarto di secolo fa. La verità è che per comprendere le inchieste che coinvolgono i politici, nella maggior parte dei casi, non devi basarti sugli atti processuali ma sulle logiche, appunto, politiche. Perché una parte della magistratura ormai è palese - Palamara docet - fa politica. Solo così scopri i perchè dell'accanimento sull'ex premier, che è lo stesso metro utilizzato in passato e ancora oggi nei confronti di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: nella circostanza Renzi deve pagarla perchè ha messo in crisi il governo più giustizialista di tutti i tempi, quello che aveva come Guardasigilli un personaggio come Alfonso Bonafede, che ha provocato più danni al nostro ordinamento penale e alle nostre carceri di Pierino alle elementari.
Sono operazioni che ormai non sono neppure tanto nascoste, ma si fanno alla luce del sole.
Tre giorni fa il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, criticava nell'assemblea di magistratura democratica la riforma della prescrizione del ministro Cartabia e il grillino Mario Perantoni commentava felice: «Non siamo più soli». Il giorno dopo questo Giornale titolava: «Crociata manettara, asse tra Pm e grillini». Siamo stati facili profeti: ormai il giustizialismo al tramonto può contare solo sulle toghe.
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