Dalla finanza creativa alla finanza ottimista

Il governo Renzi è come una di quelle famiglie che per sopravvivere scommette sul gratta e vinci

Dalla finanza creativa alla finanza ottimista

Il governo Renzi è come una di quelle famiglie che per sopravvivere a questi ultimi mesi dell'anno scommette sul gratta e vinci. Non sa come fare quadrare i conti, il lavoro non c'è, le entrate sono peggiori del previsto, il debito sale e gli interessi si impennano, non si sa con quali soldi fare la spesa, ma per tranquillizzare parenti, amici e padrone di casa si sbandiera fiduciosi la carta da «turisti per sempre», ancora da scartavetrare con l'ultima moneta da cinque centesimi. E se qualcuno fa notare che forse le stime e le previsioni dell'anno passato sono state piuttosto sballate, la risposta è paradossale: noi non sbagliamo i conti, siamo solo ottimisti per natura. Ci piace l'azzardo. Una famiglia così nella normale vita quotidiana sarebbe da interdire. Non che non ce ne siano, ma di solito non godono di molta fiducia e comunque, alla fine, sono affari privati, le conseguenze di solito si pagano di persona. Renzi e Padoan invece stanno ancora lì a guidare il Paese e il costo dell'ottimismo sconsiderato lo faranno pagare agli italiani. Nel loro caso il gratta e vinci si chiama referendum sulle riforme costituzionali. Perché è esattamente questo che il ministro dell'Economia Padoan ha detto in Parlamento. Non abbiamo taroccato le stime della crescita, abbiamo scelto, in un range di possibilità, quelle più ottimistiche. La vittoria al referendum secondo Padoan è certa e porterà benefici in termini di Prodotto interno lordo. Il nostro caro governo, insomma, ha scommesso su un feticcio. Il sì referendario come una sorta di abracadabra.

Qualche tempo fa, più di un lustro, si rimproverava il predecessore di Padoan, il buon Giulio Tremonti, di esagerare con la finanza creativa. L'accusa era di utilizzare l'esperienza da commercialista per riempire di artifici i conti dello Stato. Non era così, ma come si sa i luoghi comuni sono difficili da estirpare. La finanza della coppia Renzi-Padoan va molto oltre. Non è creativa, ma nel migliore dei casi fatalista. Si affidano alla sorte, con la speranza di tirare il più a lungo possibile la resa dei conti. I guardiani dell'Europa in genere non sono tipi simpatici, ma adesso si capisce perché non se la sentono di assecondare altre richieste italiane di flessibilità sui conti. Abbiamo già chiuso un occhio, sostengono a Bruxelles. L'Italia doveva approfittarne per ridurre davvero le spese inutili dello Stato e, soprattutto, per mettere in piedi un progetto di crescita convincente. Non si aspettavano miracoli, ma almeno uno straccio di idea. Sono gli stessi rilievi esposti in modo pacato dalla Banca d'Italia e dalla Corte dei conti. Non un attacco al governo, ma un campanello d'allarme. La risposta del governo è invece disarmante, da far cadere le braccia.

I conti? Con una grossa dose di fortuna non andremo a fondo. E se la fortuna non dovesse baciare questo povero Paese? E se lo stellone italiano fosse precario o esodato? Allora non resta che rassegnarsi al piano B. Ci faranno digerire la peggiore delle patrimoniali.

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