Case che da piccole diventavano un po’ più grandi, capienze che aumentavano per riuscire ad infilare dentro gli immobili famiglie di immigrati. Che ci fosse dietro un business per guadagnare attraverso gli affitti agli strarieri pare evidente. Ciò che è certo, per la procura, è che ben quattro dipendenti comunali di Campi Bisenzio, comune della città metropolitana di Firenze, falsificassero atti pubblici gonfiando i numeri delle abitazioni. A seguito delle indagini dirette dal pm Ester Nocera e condotte dalla Guardia di finanza i furbetti sono stati accusati di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Reati messi in atto, secondo gli inquirenti, allo scopo di “procurare ad altri” un vantaggio economico.
Nei fatti i dipendenti comunali - Franco Pepi, 63 anni, istruttore tecnico direttivo, Emanuele Diodati, 40 anni, pratese, Emanuele di Martino, ex specialista in attività progettuali in pensione di 67 anni, Gloria Giuntini, nonché specialista in attività amministrativa e contabile di 59 anni - avevano messo su un gioco illecito costante a producente. Che consisteva nell'affittare in nome delle idoneità abitative, abitazioni che in un batter d’occhio diventavano capaci di ospitare più persone di quante non fossero previste dalla legge. Non una, non due, neanche tre volte, il meccanismo per andare in barba alla legge si è ripetuto ben una dozzina di volte, secondo gli episodi ricostruiti dalla procura.
Il rito era sempre lo stesso. I tecnici del comune avrebbero firmato relazioni falsate sulle capacità abitative di alloggi da affittare situati nel campigiano. Come riporta La Nazione, tra gli episodi analizzati dai militari l’esempio di come venivano portati a termine i reati. Una piccola casina di appena 20 metri quadri e per giusto ritenuta idonea per un’unica persona è stata fatta diventare un’abitazione in grado di ospitare una coppia di inquilini. Ma c’è di peggio. Perché un appartamento in una zona adiacente, grazie agli aggiustamenti degli indagati è diventato uno splendido alloggio in grado di ospitare ben 12 persone, quando dentro quelle mura sarebbero potute vivere solo 9 individui.
Un meccanismo che per anni (dal 2015 al 2018) avrebbe messo a rischio gli affittuari minacciati dal venire meno dei requisiti igienico sanitari degli appartamenti. Affittuari che, in tutti i casi, erano di nazionalità straniera. Pakistani, indiani, ma anche indiani, cingalesi e albanesi. Non un italiano.
Nella maggior parte dei casi, secondo quanto dichiarato dalla procura gli atti pubblici sarebbero stati falsificati per garantire i ricongiungimenti familiari dei cittadini extracomunitari.Già notificate le richieste di rinvio a giudizio volute dal pubblico ministero Nocera. Gli indagati si troveranno a rispondere davanti al gip.
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