Fumatore muore di cancro, un milione ai familiari

Grande azienda di sigarette condannata dal Tribunale di Milano a risarcire i familiari di un uomo. Le motivazioni della sentenza

Fumatore muore di cancro, un milione ai familiari

Che il fumo faccia male è risaputo. Ma, come giustamente sostengono i fumatori incalliti (e non solo loro), ci sono tante altre cose che fanno male: passeggiare in mezzo al traffico e allo smog, condurre una vita stressante, eccedere con gli alcolici. E nessuno si sognerebbe mai di proibire certe abitudini. La storia di cui vi parlaimo oggi però non ha niente a che fare con i divieti. Si parla di un risarcimento dovuto ai danni derivati dal fumo. Ma non è il solito caso che arriva dagli Stati Uniti, questa volta è la sentenza di un tribunale italiano, che ha condannato la British American Tobacco (terza azienda nel mondo nel settore) a risarcire con 970mila euro i familiari di un 54enne morto per neoplasia polmonare. L'azienda americana nel 2003 ha rilevato l'Ente tabacchi italiani (Eti), società pubblica ex Monopolio di Stato. E sarebbe toccato proprio a quest'ultimo informare l'uomo (e tutti i fumatori) del pericolo correlato alla sua dipendenza. Ma non l'ha fatto. L'uomo, Antonio Scippa, per circa 40 anni ha fumato sigarette. Aveva iniziato molto presto, a soli 15 anni. Non ha mai smesso. In totale si calcola che si sia fumato quasi un milione di "bionde". Per il Tribunale di MIlano, come scrive oggi il Messaggero, "c'è un nesso tra l'assunzione di tabacco e l'evento morte". Ma la "colpa" vera sta nel non aver informato dei rischi.

Gli avvocati della famiglia Scippa, Angelo Cardarella e Carlo Gasparro, sottolineano che "è la prima volta in Italia che ai parenti di un tabagista vengono riconosciuti i danni per la perdita di un loro congiunto", così come si riconoscono i danni subiti dal fumatore, che prima di andarsene ha sofferto molto, anche a livello psichico, per la consapevolezza delle sue gravi condizioni e dell'imminente morte.

La sentenza di condanna è stata possibile grazie all'obbligo, introdotto nel 1991, di vendere tabacchi stampando sui pacchetti le informazioni esplicite circa il carattere letale del fumo. Siccome è scientificamente provato che l'uomo ha sviluppato il tumore prima del 1991, si evince che non è stato messo nelle condizioni di poter conoscere il rischio a cui andava incontro e di "poter in tal modo configurare l'assunzione come libera scelta assunta nella consapevolezza della nocività del prodotto".

538em;">E se è vero che l'uomo ha continuato a fumare per 13-14 anni dopo che sui pacchetti trovava l'avviso del rischio, è pur sempre vero che i precedenti 26-27 anni sono molto più rilevanti, anche nella formazione della dipendenza.

Il Tribunale ha condannato British American Tobacco in quanto raccoglie "onori ed oneri" dell'Eti. Già annunciato il ricorso in Appello.

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