Truffa alla Asl di Viterbo per un milione e 300mila euro. Timbrano il cartellino e si danno alla fuga. Chi va alla recita di Natale del figlioletto, chi a fare acquisti, altri al mercato rionale. Alcuni, in particolare, non si fanno alcuno scrupolo e se ne tornano a casa.
Sono 23 le denunce per altrettanti dipendenti, tra medici, infermieri e funzionari dell’ospedale Belcolle di Viterbo, tutti con l'ipotesi di reato di falso e truffa ai danni dello Stato. Una pratica fin troppo diffusa quella del badge prestato "allegramente" a colleghi e amici da timbrare al posto di altri, tanto che i finanzieri della cittadina a nord della capitale hanno avviato una prima indagine "d'iniziativa".
Appostamenti e pedinamenti in pochi giorni portano ai primi risultati tanto da convincere la Procura viterbese ad autorizzare l'installazione di telecamere e microspie nonché a monitorare gli spostamenti degli impiegati Asl attraverso i movimenti dei loro telefoni cellulari. Un lavoro investigativo particolarmente difficile per la possibilità dei dipendenti di timbrare il badge in varie postazioni della struttura ospedaliera.
I dati raccolti, comunque, vengono incrociati con l'attività di pedinamento e di analisi dei tabulati telefonici. Risultato? Presenze registrate, assenze e spostamenti durante l'orario di lavoro puntano su un gruppo di dipendenti. "Una pratica tristemente diffusa - spiegano le Fiamme Gialle - per alcuni lavoratori compiacenti che si prestano a coprire altri colleghi che restano a casa o si dedicano ad altri impegni familiari, pur risultando regolarmente sul posto di lavoro". È il caso di una donna intenta a fare spese durante l'orario di ufficio o di un'altra impiegata impegnata nella rappresentazione teatrale del figlio.
Un'inchiesta certosina, tanto che i baschi verdi hanno esaminato oltre mille posizioni giornaliere. Le indagini, poi, si sono concentrate su altre gravi quanto illegali abitudini dei dipendenti Asl. Come quella di ottenere maggiorazioni dello stipendio persino in giornate in cui erano assenti dal posto di lavoro.
Dal sospetto alla certezza: basta incrociare i documenti degli ultimi cinque anni dell'azienda sanitaria di Viterbo e della Regione Lazio per ricostruire l'ammontare di indennità percepite indebitamente dal personale medico e infermieristico in servizio presso una certa Unità Operativa. Fra queste anche assistenze domiciliari mai effettuate. "In dettaglio - conclude la Guardia di Finanza - sono state prodotte false attestazioni mediante le quali dodici indagati, tra medici e infermieri, hanno percepito indennità accessorie allo stipendio per prestazioni domiciliari effettuate in giorni di assenza dal lavoro, oppure gonfiate nella quantità.
Ovvero effettuate si, ma registrate anche a favore di terzi che non avevano partecipato all’intervento domiciliare". A quanto ammonta la truffa? A un milione e 300mila euro. Fra i 23 dipendenti uno (solo), in particolare, è stato sospeso dal servizio. (GUARDA IL VIDEO)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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