"Se la tenga lei l’omosessualità... io non ne ho alcune, né in simpatia né in antipatia, non me ne frega niente, l’importante è che non mi stiano intorno. Mi danno fastidio. Parlano diversamente, si vestono diversamente, si muovono diversamente, è una cosa assolutamente... eh... assolutamente insopportabile, guardi. È contro natura". Le affermazioni sugli omosessuali, rese il 16 ottobre scorso mentre era ospite della trasmissione radiofonica La Zanzara, sono costate all'avvocato Carlo Taormina una condanna per discriminazione.
Rispondendo alle domande dei conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, Taormina ha sostenuto di non volere omosessuali nel proprio studio. Una affermazione che adesso all'avvoato è costata la condanna per discriminazione. La sentenza è stata emessa dal giudice dellavoro di Bergamo Monica Bertoncini che ha dichiarato "il carattere discriminatorio del comportamento tenuto da Taormina per averpiù volte affermato, nel corso dell’intervista radiofonica alla trasmissione La Zanzara di non voler assumere nel proprio studio persone omosessuali". Non solo. La Bertoncini ha anche ordinato a Taormina di pubblicare, a proprie spese, un estratto del provvedimento "in formato idoneo a garantirne adeguata pubblicità". E ancora: Taormina dovrà pagare 10mila euro per "risarcimento del danno" nei confronti dell'associazione Avvocatura per i diritti Lgbti che aveva presentato il ricorso per discriminazione lamentando la "sussistenza di una discriminazione diretta sulla base dell’orientamento sessuale" dal momento che Taormina "in qualità di avvocato e titolare di uno studio" aveva affermato che non avrebbe mai preso in considerazione candidati omosessuali.
"Se uno è omosessuale - aveva chiesto Cruciani in trasmissione - non lo assume nel suo studio?". "Ah sicuramente no - aveva risposto Taormina - sicuramente no". E quando il conduttore gli aveva fatto presente che si trattava di discriminazione, Taormina aveva risposto: "Beh, vabbè sarà discriminazione, a me non mene frega niente". E Cruciani aveva insistito: "Cioè non ho capito, lei lo chiese, se fa un colloquio chiede: 'Ma lei è frocio?'". E Taormina: "No, lo capisco da solo. Non c’è bisogno". Anche il giudice oggi ha ritenuto discriminatorie tali affermazioni.
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