Il Gay pride diventa la crociata contro Salvini e i "porti chiusi"

Dagli attacchi a Salvini ai cartelloni antifascisti: ecco gli slogan che sono andati per la maggiore durante quest'ultima edizione del Pride

Il Gay pride diventa la crociata contro Salvini e i "porti chiusi"

Oggi è l'ultimo giorno del Milano Pride, la tradizionale parata che conclude la settimana dedicata alla difesa dei diritti Lgbt. Ieri in Porta Venezia erano circa 250mila le persone presenti. Il sindaco di Milano ha sfilato insieme all'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino dietro allo striscione #civili ma non abbastanza, slogan di questa edizione.

Ma quest'anno sono stati altri gli slogan che hanno attirato l'attenzione. "Tranquilla mamma sono frocio, non sono fascista", si legge su uno striscione. Non sono poi mancati attacchi più o meno scherzosi sul vice premier e ministro degli Interni Matteo Salvin, trasformato per l'occasione in una bambola gonfiabile con la bocca aperta. "Anche io ho tanti amici omosessuali, ma non sono omofobo", scrivono alcuni.

Un altro invece sventola la scritta "Meno Salvini più pompini".

Un ragazzo invece si è fatto immortalare con una scritto sul fondoschiena: "Porti aperti come i nostri culi", si legge. O ancora: "È venuto meglio Pinocchio con una sega che questo governo con la Lega". Alla parata hanno sfilato anche alcuni muslmani con lo slogan "Allah loves equality".

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