Il ricorso agli aerei apre nuovi scenari degli scontri in Ucraina, ma l'ipotesi di fornire eventualmente ulteriori mezzi agli uomini di Zelenskyj tramite Paesi rientranti nella Nato rischia di allargare il conflitto.
A spiegarlo all'AdnKronos è l'ex capo di Stato maggiore dell'aeronautica e della difesa Vincenzo Camporini. "La mia impressione è che l'operazione in Ucraina era considerata così facile da concludersi, come aveva detto Putin, in 48 ore", spiega il generale, e che "sarebbe quindi bastata una 'passeggiata' di truppe terrestri per costringere alla capitolazione Kiev". La maggiore resistenza delle truppe di Zelenskyj ha fatto sì che si arrivasse alla scelta di impiegare nel conflitto anche gli aerei, con "bombardamenti, artiglieria pesante e missili di tipo Grad. La conseguenza" prosegue Camporini,"è che siamo di fronte a sistemi d'arma che, solo in minima parte, usano proiettili ad alta precisione". Ciò significa, secondo l'opinione del generale, incrementare le probabilità di danni collaterali e vittime. "Sembra che la capacità di opporsi dell'Aeronautica ucraina sia molto ridotta", deve ammettere il generale, che spiega ai microfoni di AdnKronos anche quelli che sono i pericoli maggiori per l'aeronautica militare russa, specie i missili terra-aria. Missili che, secondo Camporini, avrebbero "elevata probabilità di successo tanto che sembra ci siano state discrete perdite tra i russi in questi giorni e che siano stati abbattuti degli elicotteri".
Coinvolgere alcuni Paesi della Nato per fornire agli ucraini nuovi mezzi aerei non sarebbe auspicabile, per due motivi in particolare. Innanzitutto "pilotare un aeroplano non è come portare un'auto", precisa il generale, dato che "per ogni tipo di velivolo c'è una versione diversa, occorre un addestramento specifico che richiede tempo, ore di volo e impegno. La possibilità di prestare velivoli agli ucraini è dunque limitata agli aerei che conoscono", vale a dire i Mig e i Sukhoi. Mezzi che, per quanto "residuati del Patto di Varsavia" rientrano tuttora nelle disponibilità di Paesi cone la Romania e la Polonia. "Tecnicamente sono disponibili, politicamente sarebbe un salto che alzerebbe i livelli di rischio di un confronto militare tra Nato e Russia", spiega ancora Camporini.
Per quanto concerne il fallimento dei corridoi umanitari, invece, nessuna sorpresa. "È purtroppo già successo in altri conflitti.
In questa circostanza forse le difficoltà sono ancora maggiori, ma problemi del genere ci sono stati anche in Siria ed altre operazioni", ricorda il generale. Per evacuare i cilili sono necessari"percorsi protetti senza minacce particolari", oltre che un "accordo preventivo e grande disciplina delle forze in campo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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