Tra i tanti commi del «Cura Italia», primo provvedimento ad ampio raggio per l'emergenza Covid, ce n'è uno che sospende per due mesi il Foia, cioè la legge che garantisce il diritto dei cittadini alla trasparenza dell'azione della pubblica amministrazione. Pare incredibile, ma in pieno caos da lockdown, il governo l'ha avvertita tra le prime urgenze. «C'era una giustificazione tecnica - dice l'avvocato Rocco Todero, uno dei legali che con la Fondazione Einaudi ha costretto il governo a pubblicare cinque verbali del Comitato tecnico scientifico anti coronavirus - con l'attività degli uffici ridotta si è ritenuto di non sovraccaricarli con le richieste di accesso civico agli atti. Ma avrebbero potuto stabilire una sospensione mirata, garantendo la trasparenza sugli atti di governo che hanno limitato le libertà civili e ora potrebbero cogliere l'occasione per correggere il Foia riducendo al minimo le eccezioni all'obbligo di trasparenza». E invece per leggere cinque verbali del Comitato tecnico scientifico la Fondazione Einaudi ha dovuto superare l'opposizione davanti a Tar e Consiglio di Stato.
Una battaglia persa da Palazzo Chigi su cui Giuseppe Conte ha cercato di mettere una pezza il giorno dopo in un'intervista: «Pubblicheremo tutti i verbali del Cts». Era il 9 agosto. Sono passati undici giorni e non c'è traccia dei verbali. Anzi: nel frattempo è arrivata l'ordinanza «anti movida» che a quanto pare non è basata su pareri del Cts. «Il governo aveva il diritto di chiudere le discoteche - dice Todero - ma da avvocato mi chiedo: un proprietario di discoteche come fa a sapere a quali condizioni tecnico-scientifiche potrà riaprire se non è dato conoscerle?». Il presidente della Fondazione Einaudi Giuseppe Benedetto, che si è detto pronto a una nuova battaglia, lancia un appello al premier in forma di citazione: «Se Bruto è uomo d'onore, non ho dubbi che anche Conte sarà uomo d'onore». Staremo a vedere.
Il problema è che la scarsa propensione alla trasparenza del governo è più che consolidata. La scia di indizi è sterminata. A partire dalla gestione dell'Inps da quando la guida è affidata a Pasquale Tridico, l'economista in quota 5 stelle. La questione dei «furbetti dei 600 euro» ne è un chiaro esempio. L'ente ha compilato una lista di politici e l'ha tenuta in un cassetto per oltre due mesi senza fare gli opportuni accertamenti presso le Camere e il ministero del Lavoro per capire se ci fossero stati abusi da parte loro nella richiesta dei 600 euro. Poi, nel momento politicamente più opportuno, sono saltati fuori i nomi dei politici furbetti della Lega, sugli altri è ancora mistero e adesso Tridico invoca la privacy. Trasparenza a singhiozzo.
Lo stesso presidente dell'Inps, del resto, aveva accampato una scusa ben poco trasparente per giustificare la violazione della privacy dei percettori dei 600 euro, molti dei quali hanno visto i propri nomi resi pubblici sul sito dell'Inps. «Sono stati gli hacker» ha detto il presidente dell'Inps, tesi poi rilanciata da Giuseppe Conte. Ma la successiva inchiesta del Garante per la privacy non ha trovato traccia di intrusioni dall'esterno da parte di pirati informatici. «Cara Inps - ha commentato sarcastico Anonymous, il principale gruppo di attivisti hacker - vorremmo prenderci il merito. Ma la verità è che siete talmente incapaci che avete fatto tutto da soli».
E che dire dell'attività del commissario di governo per le forniture dell'emergenza Covid? Dopo aver bloccato il mercato delle mascherine fissando arbitrariamente e da un giorno all'altro il prezzo di vendita (i famosi 50 centesimi) Domenico Arcuri ha siglato accordi con i produttori per compensarli delle perdite. Ma non si è mai saputo quanto abbia sborsato o promesso loro. Con soldi pubblici, ovviamente.
Arcuri ha fatto il bis con l'appalto per i «banchi rotanti»: a gara finita sta cambiando a più riprese le condizioni del bando nella più totale opacità.Sono finiti i tempi in cui i grillini invocavano le riunioni in streaming e il Pd accettava. Siamo passati dal governo ombra al governo che agisce nell'ombra.
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