"Ha strumentalizzato l'accoglienza": ecco le motivazioni della condanna a Mimmo Lucano

Sono state rese note le motivazioni che hanno portato alla condanna, il 30 settembre scorso, dell'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano

"Ha strumentalizzato l'accoglienza": ecco le motivazioni della condanna a Mimmo Lucano

Sono molto pesanti le motivazioni, scritte nero su bianco dalla procura di Locri, sulla condanna nei confronti dell'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Artefice del cosiddetto “modello Riace” sull'accoglienza dei migranti, la vicenda giudiziaria è nata il 2 ottobre 2018.

Quel giorno per Lucano è scattato il fermo con le indagini che si sono concentrate proprio sul modello da lui messo in piedi. Poi il processo e la condanna il 30 settembre scorso a 13 anni di carcere, quasi il doppio rispetto a quanto richiesto dalla pubblica accusa.

Le motivazioni

Nelle scorse ore sono state rese le motivazioni. In primo luogo, secondo i magistrati di Locri si è stati dinnanzi a una precisa strumentalizzazione del sistema di accoglienza. A renderlo noto è il quotidiano Domani. La premessa fatta dal giudice Fulvio Accurso riguarda però il riconoscimento all'ex sindaco della “buona fede”. “Il processo – si legge nelle carte della procura – si fonda su vicende appropriative che lui ha solo in parte sfiorato”.

In poche parole, ci sono stati comportamenti dolosi di cui però Lucano non ha beneficiato in termini materiali. Ma ha messo in piedi, sempre secondo i giudici, una vera e propria associazione a delinquere in grado di strumentalizzare il processo di accoglienza. “Lucano, da dominus indiscusso del sodalizio – è scritto nella motivazione della sentenza – ha strumentalizzato il sistema dell'accoglienza dei migranti a beneficio della sua immagine politica”.

L'organizzazione è descritta come “tutt'altro che rudimentale, che rispettava regole precise a cui tutti si assoggettavano, permeata dal ruolo centrale, trainante e carismatico di Lucano il quale consentiva ai partecipi da lui prescelti di entrare nel cerchio rassicurante della sua protezione associativa”. Il tutto “per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi, collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale”.

Sul fatto che Lucano non ha guadagnato un Euro dal suo sistema, il giudice Fulvio Accurso però ha precisato che “Ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza, ignorando però l'esistenza di un quadro probatorio di elevata conducenza, che ha restituito al Collegio un'immagine ben diversa da quella che egli ha cercato di accreditare all'esterno”.

Da qui il riconoscimento quindi della colpevolezza dell'ex primo cittadino e l'elevata condanna a lui inflitta. Scrive ancora il giudice Fulvio Accurso che “Domenico Lucano, dopo aver realizzato l'encomiabile progetto inclusivo dei migranti, che si traduceva nel cosiddetto Modello Riace, invidiato e preso ad esempio da tutto il mondo, essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, piuttosto che restituire ciò che veniva versato, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse, con progetti di rivalutazione del territorio, che, oltre a costituire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica, si sono tradotti nella realizzazione di plurimi investimenti”.

La reazione di Mimmo Lucano

Oltre alle inchieste giudiziarie, Lucano negli anni ha subito anche la bocciatura politica del suo progetto da parte dei suoi concittadini. Alle comunali del 2019, da candidato al consiglio comunale, l'ex sindaco ha racimolato appena 21 voti e la sua lista si è piazzata al terzo posto. Nei giorni scorsi Lucano era riapparso per un evento a Campobasso difendendo il suo operato.

Dopo la notizia sulle motivazioni della sentenza, l'ex primo cittadino ha espresso il suo rammarico.

“Non mi aspettavo complimenti ma neanche che il Tribunale mi condannasse sulla base di cose non vere – si legge in una sua dichiarazione – Dal processo non si evince per nulla l'interesse economico. Perché devo subire quest'aggressione mediatica basata su accuse infondate?”

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