Si, no, forse: è il balletto dell'Aifa nei confronti del vaccino AstraZeneca, approvato pochi giorni fa e adesso disponibile assieme a quelli della Pfizer-BioNtech e di Moderna con la differenza, però, che il vaccino italo-inglese è consigliato principalmente per la fascia d'età compresa fra i 18 ed i 55 anni. E qui scoppia il "caso", o sarebbe meglio dire caos.
Ecco il caos
La mattina del 2 febbraio, infatti, una nota della Commissione Tecnico Scientifica dell'Aifa aveva precisato che "sulla base dei risultati di immunogenicità e dei dati di sicurezza, il rapporto beneficio/rischio di tale vaccino risulta favorevole anche nei soggetti di età più avanzata che non presentino specifici fattori di rischio", così come abbiamo tempestivamente pubblicato sul nostro giornale (qui il pezzo). Quindi, ecco il primo dietro-front e via libera al vaccino anche per chi ha oltre 55 anni. A onor di cronaca, il vaccino sopra quella fascia d'età non era stato mai negato ma è chiaro che se ad una popolazione come quella italiana, composta da milioni e milioni di over 55, non si dice espressamente che il vaccino va bene per tutti così come accade per gli altri due già autorizzati, è ovvio e logico pensare che le persone al di sopra di quella soglia d'età siano più restie nel farsi somministrare AstraZeneca. E questo è un primo punto.
La prima ritrattazione
Quindi, dall'approvazione del 30 gennaio al 2 febbraio, in soli tre giorni si è passati da un certo tipo di consiglio ad un altro rispetto a quanto riportato originariamente sul sito dell'Agenzia Italiana del Farmaco, dove si legge chiaramente "utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide". L'Aifa stessa, sul documento accessibile a tutti, ha tenuto a specificare che, dal momento che sono disponibili i vaccini della Pfizer e di Moderna, per le categorie più a rischio è consigliato un "utilizzo preferenziale dei vaccini a RNA messaggero nei soggetti più anziani e/o più fragili secondo "quanto previsto dal piano strategico per la vaccinazione anti SARS-CoV2/COVID-19 del Ministero della Salute".
La seconda ritrattazione
Le tappe sono state le seguenti: dal non consiglio agli over 55 al va bene per tutti. Le sorprese, però, non sono finite qui, perché nel primo pomeriggio del 2 febbraio, poche ore dopo i primi lanci delle agenzie, noi del giornale.it avevamo avuto un'anticipazione di quello che sarebbe stato reso noto poche ore dopo alla stampa, e cioè che la Cts dell'Aifa, riunita anche per discutere sugli anticorpi monoclonali, aveva operato un altro dietro-front con la novità che "la posizione di Aifa resta che AstraZeneca è preferibile per gli Under 55". Si torna indietro, quindi, al giorno dell'approvazione quando fu espressamente detto che la fascia d'età consigliata per il vaccino era quella 18-55.
Insomma, un caos totale. Poche ore dopo, ecco la conferma anche dalle maggiori agenzie italiane. "La posizione della Commissione Tecnico Scientifica è rimasta invariata rispetto a quella espressa nella riunione di sabato 30 gennaio. In attesa di ulteriori studi, l'indicazione per il vaccino AstraZeneca resta preferenzialmente per la popolazione tra i 18 e 55 anni e senza patologie gravi, per la quale sono disponibili dati più solidi", riporta Italpress. "Si attendono maggiori evidenze sul rapporto beneficio/rischio del vaccino AstraZeneca prima di suggerirne la somministrazione nei soggetti di età più avanzata", conclude l'Agenzia del Farmaco.
"Ci siamo castrati..."
"Aifa e la sua Cts hanno deciso che il vaccino va bene fino ai 55 anni di età ma ci siamo castrati perché rischiamo di fare una campagna vaccinale così imponente e così importante su tutta la fascia dagli 80 anni in giù senza avere un vaccino", dice in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova, che abbiamo interpellato per farci dire la sua su questo "balletto" dei numeri che riguarda il vaccino italo-inglese. "AstraZeneca sarebbe perfetto perché è un vaccino da frigorifero ed è già pronto", ci dice l'esperto, sottolineando come sia sicuramente più fruibile di quelli Pfizer e Moderna che vanno mantenuti e conservati a temperature molto al di sotto dello zero. Ma tutto dipenderà dalla nostra Agenzia del Farmaco, anche se forse è già troppo tardi. "È una decisione incomprensibile, non riesco a capire come abbiamo potuto castrarci in questo modo in questo momento di difficoltà. Gli inglesi, che non sono certamente gli ultimi arrivati, con AstraZeneca vaccinano anche le persone sopra i 55 anni, per cui anche su questo abbiamo fatto di testa nostra complicando una materia già molto complicata", sottolinea Bassetti, che se la prende con l'organizzazione vaccinale naufragata dall'inizio ad oggi. "Dobbiamo ripartire da zero perché non ne abbiamo azzeccata una negli ultimi due mesi: dal punto di vista logistico, dal punto dell'approvazione, delle forniture, sullo scommettere su un vaccino... è come quando si giocava al totocalcio decidendo di volerle sbagliare tutte ma una si prendeva sempre. Qui le abbiamo sbagliate tutte, ogni giorno rimango sempre più perplesso".
"La campagna vaccinale è a rischio"
"Se Aifa non cambierà queste disposizioni il danno è già fatto perché si è detto al popolo, come prima informazione, che questo vaccino oltre i 55 anni non va bene. Adesso vorrei vedere se, cambiando idea, la gente lo possa accettare in un mondo ormai così mediatico. È stato fatto l'ennesimo errore, secondo me clamoroso, che metterà a rischio l'intera campagna vaccinale", incalza Bassetti. "Cosa ce ne possiamo fare di un vaccino che è consigliato solo fino ai 55 anni?", aggiunge. Da qui, le idee del Prof. ligure sono due: rivoluzionare l'intera campagna vaccinale, vaccinando gli ultra 80enni e lasciando scoperta (per il momento) la fascia 55-80, o fare una retromarcia (l'ennesima) dicendo che il vaccino non ha dati sufficienti per le persone con più di 55 anni. "Tuttavia, in un momento di restrizione dei vaccini, piuttosto che non vaccinare queste categorie di persone e lasciarle esposte al rischio di infezione, meglio fare comunque un vaccino con un'efficacia che arriva al 60% ma che per la forma grave si avvicina al 100%", consiglia l'infettivologo.
Spunta Sputnik?
Si dice che tra i due litiganti il terzo gode: Pzifer ha rallentato le forniture, AstraZeneca ha i problemi che ha ed oggi, come ulteriore beffa, sono arrivati i dati del tanto criticato vaccino di Putin, Sputnik V: sulla rivista più prestigiosa al mondo, Lancet, sono stati pubblicati i risultati, per certi versi sorprendenti. Questo vaccino ha un'efficacia del 92%, praticamente ai livelli di Pfizer e Moderna. "Il vaccino russo, di cui si è detto peste e corna, sulla più importante rivista al mondo è stata pubblicata l'efficacia che arriva al 92%, sta in frigorifero ed è un vaccino tradizionale - conclude Bassetti - Io mi chiedo, veramente, chi comanda in questo momento su queste cose. Rischiamo di trovarci a giugno ad essere l'ultimo dei paesi europei. Il vaccino di AstraZeneca, su una vaccinazione sul territorio, avrebbe aiutato tanto".
"Rinuncerei ad AstraZeneca"
"Rinuncerei del tutto al vaccino di AstraZeneca". È quanto affermato dall'immunologa Antonella Viola in una intervista al Fatto Quotidiano. "Hanno avuto una comunicazione non corretta con annunci non supportati dai fatti - afferma - hanno commesso errori nei trial clinici, hanno prodotto un siero con efficacia limitata, non hanno presentato dati sufficienti perle persone con più di 55 anni... mentre gli altri, Pfizer Biontech e Moderna su tutti, hanno lavorato bene. In questo momento abbiamo due vaccini che sono vicini a un'efficacia del 95%, che possono essere rimodulati in breve tempo rispetto alle varianti del coronavirus SarsCov2, bisogna puntare su quelli", sottolinea.
Ed ecco che, anche la Prof.ssa Viola così come già affermato dal Prof. Bassetti, spinge in direzione del vaccino russo.
"Se proprio si deve introdurre altri vaccini perché non può esserci una produzione sufficiente di Pfizer e Moderna allora punterei sul russo Sputnik - avverte Viola - e quando sarà approvato sull'altro americano, Johnson&Johnson, che ha un'efficacia sopra il 70% sul SarsCov2 non mutato, ma ha il vantaggio di essere monodose almeno. Così potremmo raggiungere l'immunità di gregge entro la fine del 2021", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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