L'assalto partito dalla neve: ecco le truppe della Bielorussia

L'avanzata russa su Kiev è partita dalla Bielorussia utilizzando truppe e mezzi impiegati nella passate esercitazione Allied Resolve 2022

L'assalto partito dalla neve: ecco le truppe della Bielorussia

Stamane è iniziata la stretta finale dell'attacco russo verso Kiev. Dopo una prima fase incerta, in cui le truppe eliportate che hanno dato l'assalto all'aeroporto di Gostomel situato a circa 35 chilometri dalla capitale sono state respinte dalle forze speciali dell'esercito ucraino coadiuvate dall'aviazione, ora sembra che la sorte della città sia segnata. L'attacco russo via terra si fatto più incisivo, lungo due direttrici principali – da nordovest e da nordest – partendo dal territorio della Bielorussia.

Questa volta i russi fanno sul serio: la battaglia per la capitale è cominciata nottetempo in aria e le forze ucraine per trattenere le truppe russe che avanzavano rapidamente hanno fatto saltare in aria un ponte sul fiume Teteriv a Ivankiv, 50 chilometri a nord dalla capitale. Stamane il ministero della Difesa ucraino ha affermato che le avanguardie russe erano entrate nel distretto di Obolon, nel nord di Kiev, a pochi chilometri dal centro della città. Funzionari statunitensi hanno avvertito che il grosso delle forze russe che sono entrate in Ucraina attraverso la Bielorussia si trovavano a circa 32 chilometri da Kiev, hanno riferito fonti alla Cnn.

Da quello che sappiamo parte delle truppe russe coinvolte in questa avanzata verso la capitale indossa equipaggiamento invernale, e anche alcuni mezzi sono stati visti dipinti con chiazze bianche. Trattandosi di forze provenienti dalla Bielorussia è quasi sicuro che si tratti di quelle impiegate nella recente esercitazione Allied Resolve 2022. Queste grandi manovre, cominciate e fine gennaio e continuate sino al 20 febbraio, hanno coinvolto le forze armate di Russia e Bielorussia, impegnate a simulare il respingimento di un'invasione del territorio bielorusso con tutta una serie di armi. Sono stati mobilitate, infatti, brigate di carri, fanteria meccanizzata, obici semoventi, sistemi da difesa aerea S-400 e missili balistici a corto raggio Iskander-M, oltre a diversi reparti dell'aviazione.

Se Mosca, da principio, durante quella esercitazione, ha rassicurato l'Ucraina e l'Occidente che quelle truppe al termine delle manovre sarebbero rientrate nelle caserme lasciando intravedere uno spiraglio di de-escalation, già nella giornata di sabato 19 le autorità militari bielorusse dichiaravano che la permanenza dei soldati russi nel proprio territorio sarebbe durata a tempo indeterminato. Aleksandr Volfovich, capo del Consiglio di sicurezza della Bielorussia, aveva affermato che nessuno aveva mai detto che le truppe russe sarebbero tornate in Russia il 20 o nei giorni successivi al termine delle manovre. “L’ispezione continua”, riferiva Volfovich, fino a ordine diverso da parte dei comandanti in capo (Putin e Lukashenko).

Il ministero della Difesa ucraino ha affermato che le sue forze armate hanno causato circa 800 vittime tra le forze russe dall'inizio degli attacchi di giovedì, ma è un'informazione impossibile da verificare, e che durante un conflitto assume i contorni della propaganda, al pari delle dichiarazioni russe sulle perdite.

Al termine della giornata di giovedì, le forze di Putin avevano lanciato “in totale più di 160 missili in attacchi aerei”, ha detto un alto funzionario della difesa statunitense. Intanto la situazione bellica è in continua e rapida evoluzione su tutti i fronti: da Mariupol alla regione di Cherson e a quella di Melitopol, passando per la regione centro-orientale dall'Ucraina.

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