Sei migranti annegati e una trentina di dispersi. È questo il bilancio provvisorio dell’ultimo naufragio in mare avvenuto quest’oggi a largo delle coste tunisine. Gli extracomunitari, come rendono noto le autorità locali e la Croce Rossa internazionale, erano diretti verso l’Europa e durante il tragitto il barcone si è rovesciato. Solo in 34 ce l’hanno fatta grazie al tempestivo intervento di salvataggio messo in atto dalla Guardia costiera. Come ha ufficializzato il portavoce del ministero della Difesa tunisino, Mohamed Zekri, il mezzo è affondato al largo di Zaris, vicino al confine libico. Secondo le testimonianze rese dai sopravvissuti, sul mezzo, salpato dalla Libia, viaggiavano complessivamente una settantina di persone tra cui egiziani, sudanesi e un marocchino. Le operazioni di ricerca dei dispersi sono ancora in corso, anche se ormai c’è poco da sperare, mentre i migranti salvati adesso si trovano in un porto a Ben Guerdane.
E nel frattempo invece sono andati a buon fine i due sbarchi avvenuti oggi a Lampedusa. Una caretta del mare e un barcone sono arrivati sulla maggiore delle Pelagie con a bordo, rispettivamente, 22 tunisini e 66 persone di diversa nazionalità, per un totale di 88 migranti. Adesso gli ospiti dentro l’hotspot salgono a quota 333 per una capienza totale di 255 posti. Ma l’emergenza sanitaria potrebbe essere dietro l’angolo: per due giorni dentro il centro di accoglienza sono mancati i tamponi, arrivati solo stamattina. In totale 300 quelli consegnati al personale sanitario. Numero insufficiente rispetto al numero degli ospiti presenti. La situazione non è delle migliori a Pantelleria, in provincia di Trapani. Al momento nell’ex caserma Barone, adibita ad ospitare 28 persone, sono presenti ben 143 migranti, di cui 14 risultati positivi al coronavirus. Uno stato del tutto insostenibile. Domani mattina, salvo che non ci siano nuovi positivi, alcuni di loro verranno trasferiti a Trapani.
E nel frattempo va avanti il pressing esercitato da Geo Barents che chiede all’Italia di accelerare nella concessione di un porto sicuro per i 439 migranti a bordo. L’imbarcazione di Medici Senza Frontiere adesso si trova vicino Gela, nel nisseno, ma staziona in mare aperto dal 19 gennaio scorso, quando in 6 diverse operazioni nel Mediterraneo centrale, ha recuperato i naufraghi per i quali adesso chiede un POS. “A bordo – fanno sapere i membri del team – ci sono anche un bambino di due mesi, 117 minori e 13 donne”. Due le richieste di un porto sicuro inviate a Malta e quattro all’Italia. “Ci sono casi limite", rende noto sui social il responsabile delle operazioni di soccorso Riccardo Gatti. Poi un messaggio in cui il soccorritore chiede celerità: “Ci chiediamo da dove proviene questa mancanza di cura e sostegno nei confronti di persone bisognose? Non riusciamo a capire perché continuiamo a ricevere ripetuti silenzi dalle autorità italiane dopo aver ricevuto i dinieghi delle autorità maltesi".
Siamo solo a gennaio e la situazione per l’Italia, sul fronte
migratorio, è già iniziata col piede sbagliato. Nulla che faccia presagire a tempi migliori per i prossimi mesi. Gli sbarchi continuano sulla stessa scia dello scorso anno, le richieste impellenti delle Ong pure. Cosa aspettarsi?
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