Insulti e minacce all'arbitro straniero, Daspo di un anno al dirigente sportivo

Uno dei dirigenti del Cervo, squadra della provincia di Imperia che milita in Prima Categoria, è ritenuto uno degli autori della raffica di insulti e minacce diretti all'arbitro ecudoriano. Per lui il Daspo di un anno da tutte le partite di calcio, anche amichevoli

Insulti e minacce all'arbitro straniero, Daspo di un anno al dirigente sportivo

"Figlio di puttana sei un bastardo", "Coglione impara a parlare la nostra lingua", "Ti levo il sorriso dalla faccia a suon di botte", "Tornatene da dove sei venuto”. Sono alcune delle frasi, tra l’altro davvero pesanti, con cui è stato aggredito l’arbitro ecuadoriano, durante il match disputatosi, il 17 febbraio scorso, allo stadio Wladimiro Marengo di Diano Marina, in provincia di Imperia, tra le formazioni del Cervo e del Don Bosco Intemelia. Incontro valevole per il campionato di Prima Categoria.

Un episodio per il quale è scattato il Daspo di un anno nei confronti di uno dei dirigenti del Cervo. L’incontro si caratterizza subito per un clima generale di tensione. Presto, però, l’attenzione si focalizza nei confronti del giovane direttore di gara, preso di mira per la sua nazionalità straniera: è originario di Santo Domingo, in Ecuador, ma risiede a Genova.

Insulti e minacce che caratterizzano soprattutto la tifoseria del Cervo e che proseguono anche al termine dell'incontro, quando l’arbitro viene aggredito verbalmente negli spogliatoi, con minacce del tipo: "Chiama la polizia altrimenti da qui non esci vivo".

Detto fatto. L’arbitro compone il numero unico delle emergenze 112 e sul posto intervengono gli agenti della Questura di Imperia. L'attività di indagine e le testimonianze raccolte dagli uomini della Digos, accertamenti peraltro ancora in corso, consentono di individuare subito almeno uno dei responsabili ovvero il dirigente, al quale ora è stato vietato l'accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni calcistiche di qualsiasi serie e categoria, comprese le partite amichevoli.

Il questore Cesare Capocasa spiega che il

provvedimento risponde a una logica di tutela della correttezza nello svolgimento di manifestazioni sportive, con la finalità di combattere in chiave preventiva e repressiva la violenza negli stadi e tutti i fenomeni correlati.

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