In Italia è stato posto ultimamente al centro del dibattito scientifico il tema del mix di vaccini o "vaccinazione eterologa", ossia iniettare alle persone, al momento dei richiami vaccinali anti-Covid, un farmaco diverso da quello inoculato con la prima dose. Tale cocktail di medicinali è stato proposto dagli esperti e dai vertici ministeriali della Salute quale soluzione ottimale per immunizzare i cittadini con meno di 60 anni di età che hanno ricevuto, come prima dose di vaccino, il prodotto AstraZeneca; questi soggetti, in base all'ultima circolare del ministero che constata gli effetti collaterali di AstraZeneca sui meno anziani, riceveranno infatti, nel giorno del richiamo, l'iniezione di un diverso preparato anti-Covid: Pfizer o Moderna. Da Israele, però, ossia da uno dei Paesi più rapidi a immunizzare la popolazione contro il coronavirus, è giuntà però in questi giorni una vera e propria stroncatura circa tale mix vaccinale.
A esprimere scetticismo e preoccupazione verso le scelte di alcuni governi di promuovere tale sperimentazione è stato Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale in corso nello Stato ebraico, che, in un'intervista di ieri al Quotidiano Nazionale, ha esortato a mantenersi cauti e a non agire con avventatezza in ambito medico.
In primo luogo, ha evidenziato l'esperto israeliano, la decisione di mescolare i preparati anti-Covid non sarebbe ad oggi supportata da adeguate pubblicazioni scientifiche, a dimostrazione del fatto che il tema-coronavirus e quello dei vaccini sono in continua evoluzione, con novità che emergono quotidianamente sull'attuale pandemia; di conseguenza, non è possibile sviluppare ancora conoscenze consolidate, visto che i dati (mutazioni del Covid, effetti collaterali dei vaccini, durata dell'immunità post-iniezione) si aggiornano di ora in ora.
Di conseguenza, Shahar ha raccomandato alle autorità dei vari Paesi di non fare esperimenti e "scommesse rischiose" sulla pelle delle persone e di ricorrere quindi solo in casi eccezionali alla ancora nebulosa vaccinazione eterologa: "Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un'impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta 'eterovaccinazionè. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero".
A detta del luminare israeliano, sarebbero appunto troppo scarsi, per ricavare postulati scientifici universali, i casi al mondo di persone immunizzate con farmaci anti-Covid differenti tra prima e seconda dose: "In Israele abbiamo avuto poche persone che sono arrivate dall'Inghilterra o anche dall'Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l'unico siero che usiamo qui - aggiunge - non abbiamo visto effetti collaterali. Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero".
Oltre a mostrare scetticismo riguardo alla vaccinazione eterologa, vista l'insufficienza di prove e studi sull'efficacia di tale espediente sanitario, Shahar ha anche storto il naso, sempre per la poca letteratura scientifica prodotta sull'argomento, circa l'ipotesi di una terza dose di vaccino da somministrare alle persone per rafforzarne l'immunità alle varianti del Covid. Riguardo a quest'ultima proposta, l'esperto mediorientale ha tuonato: "È come per il mix di sieri.
Dovrà essere la scienza a dircelo e la decisione andrà presa su numeri veri. Non è che se sono passati nove mesi dal richiamo, allora si deve tornare all'hub vaccinale. Procedere per tentativi non è mai la soluzione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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