Istigava alla jihad sui social Arrestato pakistano di 25 anni

Muhammad Bilal, residente nel mantovano è stato arrestato dalla Digos di Enna con l'accusa di associazione per delinquere con finalità di terrorismo

Istigava alla jihad sui social Arrestato pakistano di 25 anni

Istigava al compimento di atti di violenza attraverso profili Facebook e materiali inneggianti alla jihad e al martirio. Muhammad Bilal, 25 anni e residente nel mantovano era arrivato in Sicilia a bordo di uno dei tanti barconi che ogni giorno partono dalla Libia per attraccare sulle coste italiane.

Per questo motivo Bilal è stato arrestato a Mantova dalla Digos di Enna, coordinata dal servizio centrale antiterrorismo della Polizia di Prevenzione e dalla Procura di Caltanissetta. L’accusa è di associazione per delinquere con finalità di terrorismo. Perquisizioni sono state fatte in provincia di Mantova, Enna, Prato, Milano e Como.
Dall’indagine finalizzata alla ricostruzione dei fatti i poliziotti hanno accertato che il soggetto rivestiva il ruolo di leader all’interno della comunità pakistana presente a Piazza Armerina e che, nonostante possedesse ben sei schede telefoniche, tutte in uso ad altre persone, utilizzava una scheda intestata a una terza persona.

Ulteriori accertamenti hanno permesso di appurare che il pakistano gestiva due profili Facebook in cui postava e condivideva foto e commenti inneggianti alla violenza, alla jihad e al martirio, palesando la propria appartenenza ad un’organizzazione pakistana già dichiarata di matrice terroristica militare, denominata Sipah-e-Sahaba Pakistan. In uno dei numerosi post pubblicati sui social veniva riportata la seguente frase: "Cerca di interessarti al martirio, la jihad andrà avanti fino alla fine".

Una delle foto diffuse attraverso il social network inoltre ritrae una bottiglia di Coca Cola, considerata uno dei simboli della cultura occidentale, sormontata da un proiettile e recante il messaggio “Chi acquista questi prodotti contribuisce all’uccisione di molti palestinesi”.

E non mancavano nemmeno i post di approvazione dopo la strage nella redazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”. Tantissimi i “mi piace” che i suoi post accumulavano.
Nell’ambito del procedimento penale risultano inoltre indagati altri due cittadini extracomunitari, in collegamento con l'arrestato.

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