Istria, trovata fossa comune con i resti degli italiani trucidati dai titini

La scoperta a una decina di chilometri da Fiume: vi giacciono i resti di dieci italiani massacrati nel maggio del 1945. Fra loro forse c'è anche l'allora podestà della città, Riccardo Gigante

Istria, trovata fossa comune con i resti degli italiani trucidati dai titini

La terra continua a restituire i suoi morti, in quella regione tormentata che è l'Istria. In una zona isolata a pochi chilometri da Fiume è stata scoperta una fossa comune ricolma dei resti di italiani, trucidati con ogni probabilità dalle milizie titine yugoslave nei giorni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale.

Lo scavo che ha riportato alla luce le ossa di tanti connazionali trucidati per la sola colpa d'esser nati italiani conclude una ricerca iniziata oltre 30 anni fa e di cui questo Giornale aveva dato per primo notizia. Nella fossa comune della zona di Castua sono stati ritrovati i resti di una decina di italiani catturati nel corso di un rastrellamento nella zona di Fiume nei primi giorni del maggio 1945.

In quelle tragiche settimane le milizie comuniste di Tito andavano di villaggio in villaggio alla caccia degli italiani, ponendoli di fronte alla tragica alternativa fra l'esilio in Patria e una morte drammatica e senza scampo. In decine di migliaia dovettero abbandonare l'Istria, la Dalmazia e la Venezia Giulia, nella più grande pulizia etnica anti-italiana che la storia ricordi.

eDa registrare positivamente l'atteggiamento collaborativo delle autorità croate, che avrebbero cooperato attivamente alla ricerca dei corpi - a differenza di quanto spesso sarebbe accaduto in passato.

Ora che le salme sono state individuate, la palla passa agli antropologi e ai genetisti incaricati di ricostruirne l'identità: è possibile che fra le vittime di quel massacro vi sia l'allora podestà di Fiume e senatore del Regno Riccardo Gigante, oltre al giornalista Nicola Marzucco, al maresciallo della Guardia di Finanza Vito Butti e al brigadiere dei carabinieri Alberto Diana, oltre ad altri civili.

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