Isola pareti, tetti e tubature. A volte è presente anche dentro le uniformi di inconsapevoli pompieri. Ma la cosa peggiore è che è mortale. Stiamo parlando dell’amianto. In Italia ogni anno muoiono in media 4.000 persone a causa di questa fibra assassina. E questo nonostante sia stato bandito da oltre venti anni. Milioni di lavoratori infatti, spesso ignari del pericolo, inalano o portano con sé le fibre tossiche che provocano il mesotelioma, tumore del polmone e della laringe. L’amianto è ancora altamente diffuso. Secondo le stime dell’Inail ci sarebbero 75 mila ettari di territorio dove la presenza di sostanze killer è accertata. E come evidenziato da Legambiente, gli edifici pubblici e privati contenenti amianto sono più di 188.000, a cui vanno aggiunti i 6.913 siti industriali. Questa fibra omicida è un minerale silicato di varia composizione, insieme al cemento forma quello che viene definito fibrocemento.
Da molti conosciuto come “Eternit”, nome derivato dalla sua eterna resistenza. Proprio come è eterno, il suo sprigionare polveri fatali, quando lo si maneggia. E nonostante questo ci sono ancora molte regioni che non hanno ancora provveduto a stilare i piani regionali di amianto. E sono Abruzzo, Lazio, Molise, Sardegna, Calabria e Puglia. In Europa la bonifica delle strutture infestate da questa fibra assassina è durata anni da quando il materiale è stato messo al bando a partire dagli anni novanta. Poi, subito dopo la misura fu allargata a tutti gli stati membri dell’Unione Europea. Cinquanta paesi in tutto, inclusa l’America, il Cile, l’Argentina e l’Honduras. Anche se, esattamente come succede in Italia pur avendone limitato l’uso sia gli Stati Uniti, il Brasile e il Canada, ancora non l’hanno proibito del tutto. Il maggiore esportatore di questa fibra killer è il Canada, in testa alla Russia, la Cina, la Thailandia, il Kazakistan e l’India. La lobby dell’amianto infatti sembra essere ancora molto potente. Tanto da cercare nel mondo scientifico vari supporti per evitare, almeno in parte, condanne e risarcimenti da parte dei parenti delle vittime o dei lavoratori stessi. E nonostante tutta l’informazione intorno a questo delicato argomento, l’impressione è che si vada troppo a rilento su una situazione che si fa sempre più urgente. Come il bisogno di intervenire sui grandi siti industriali, edifici pubblici e privati.
Completando con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto. Inoltre completare il censimento è basilare. Sono talmente tanti i siti da analizzare che dati alla mano, Legambiente ha stimato non meno di 85 anni per portare a termine tutte le bonifiche necessarie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.