Johnson&Johnson forse sapeva che da decenni nel borotalco per bambini era presente amianto. Ad affermarlo è una nuova inchiesta condotta da Reuters, secondo cui la società sarebbe stata al corrente di tutto, ma avrebbe nascosto la verità sia ai consumatori, sia alle autorità. La stessa Johnson&Johnson negli anni scorsi è stata condannata numerose volte con l'accusa di aver favorito la comparsa di varie forme di cancro. A tal proposito l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ribadito che tutti i tipi di amianto causano il tumore al polmone altrimenti detto mesotelioma, il cancro della laringe, dell'ovaio e l'asbestosi, ovvero una fibrosi dei polmoni. Non esiste, quindi, un livello sicuro di esposizione a tale sostanza cancerogena.
Partendo dal presupposto che l'amianto è presente nella terra assieme al talco e che dunque una contaminazione risulta essere possibile, Reuters ha cercato di indagare assieme agli avvocati di oltre 11mila persone che hanno fatto causa alla società. Quest'ultima, in occasione delle varie controversie, ha condiviso - per forza di cose - migliaia fra note aziendali, rapporti interni e documenti riservati con i legali dei querelanti. Reuters ha focalizzato l'attenzione proprio su di essi e sulle testimonianze depositate durante i vari processi. Si sarebbe dunque scoperto che dal 1971 agli inizi del 2000, il talco grezzo e le polveri utilizzate da Johnson&Johnson, a volte, recavano minime tracce di amianto. Ma non è tutto. Dirigenti, manager, medici, scienziati e avvocati - impegnati nell'affrontare i problemi legati alla sostanza tossica - avrebbero celato questa grave responsabilità ai regolatori sanitari e al pubblico. Nei documenti si evidenzierebbe altresì l'impegno profuso dalla società nell'influenzare i piani degli enti regolatori statunitensi volti a limitare l'amianto nei prodotti a base di talco.
Quando la Food and Drug Administration (FDA) americana nel lontano 1976 ponderava i limiti di amianto nei prodotti cosmetici, Johnson&Johnson assicurava che tale sostanza non era stata rinvenuta in alcun campione di talco prodotto tra il dicembre 1972 e l'ottobre 1973. Ma tre test di laboratorio effettuati negli anni 1972 e 1975 smentirono la dichiarazione dell'azienda e segnalarono la presenza di livelli piuttosto elevati di amianto. Dura la replica odierna di Johnson&Johnson. Ernie Knewitz - vice presidente dei media relations globali - ha infatti scritto una e-mail a Reuters:
"Gli avvocati dei querelanti per guadagni finanziari personali distorcono documenti storici e creano intenzionalmente confusione nell'aula di tribunale e nei media...
Questo è tutto un tentativo calcolato di distrarre dal fatto che migliaia di test indipendenti dimostrano che il nostro talco non contiene amianto o causa cancro. Qualsiasi suggerimento che Johnson&Johnson conoscesse o nascondesse informazioni sulla sicurezza del talco è falso".
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