“L’autista aveva il capo reclinato". Poi il salto nel vuoto del bus

Un bilancio di 40 morti e 8 feriti, un dramma che non si cancella: l'incidente del viadotto Acqualonga cerca ancora i responsabili

“L’autista aveva il capo reclinato". Poi il salto nel vuoto del bus

Una comitiva allegra rientra da una gita fuori porta. È domenica, giorno che riporta di solito al pensiero delle responsabilità settimanali, ma ancora nell’aria c’è la tipica spensieratezza del fine settimana. Il lunedì però, per molti di loro, non sarebbe arrivato mai più. L’incidente stradale del viadotto Acqualonga accaduto il 28 luglio 2013 fu una grande tragedia in cui perirono 40 persone. Il bilancio dei feriti fu di altre 8 persone, tra cui tutti i bambini presenti, che sopravvissero ai loro cari.

Prima la gioia, poi un salto nel vuoto

Non c’è bisogno di immaginare granché di ciò che accadde prima dell’incidente. Nel 2013 in tanti usavano uno smartphone e anche i telefoni cellulari dell’epoca riuscirono a catturare quegli attimi di gioia. I gitanti in fondo avevano trascorso delle giornate splendide a Telese Terme e Pietrelcina, borgo natale di Padre Pio, e si apprestavano a far ritorno alle loro case, a Napoli e in gran parte a Pozzuoli, comune costiero dell’area metropolitana.

Sono le 20.30 di una domenica come tante, è il 28 luglio 2013. Un pullman Volvo impiegato in un viaggio organizzato percorre la A16 lungo il tratto irpino. Si tratta di una zona molto suggestiva della Campania, che ancora conserva le cicatrici del terremoto del 1980 ma che ha saputo risollevarsi nonostante tutto.

Incidente del viadotto Acqualong

L’autista Ciro Lametta è un professionista che sa il fatto suo. Ha 44 anni e ogni giorno guida lo scuolabus per l’agenzia viaggi di famiglia, come racconta il Corriere della Sera. Però fa l’autista in queste gite organizzate solo di tanto in tanto, è una sorta di supplente. È lui che cerca di frenare in tutti i modi quando i freni del mezzo non funzionano più.

I passeggeri lo avvertono poco dopo i caselli di Avellino: si sentono degli strani rumori dall’interno dell’autobus. Lui li rassicura, in fondo mezz’ora e si rientrerà a casa. Così l’autobus si impegna in una salita e poi in una discesa, attraversa la galleria Quattro Cupe di Monteforte Irpino, ma è qui che inizia la tragedia. Perché il giunto cardanico dell’albero di trasmissione si rompe, compromettendo irrimediabilmente l’impianto frenante.

Lametta cerca di mettere in campo le sue conoscenze per frenare ugualmente o restare in carreggiata, ma non ci riesce e, dopo aver colpito alcune auto, il pullman impatta contro il new jersey del viadotto, volando in una scarpata. Il salto prima dello schianto è di circa 30 metri e alcuni passeggeri, in quei minuti che durano anni, riferiscono che forse Lametta era svenuto.

Noi gli abbiamo chiesto buttati sulle macchine - ha riferito al processo Annalisa Caiazza, una delle sopravvissute, come riporta il Corriere Irpinia - anche egoisticamente, perché dall’altra parte c’era il vuoto, ma lui non dava alcun cenno di risposta, aveva il capo reclinato”.

Il dramma del lutto

Incidente del viadotto Acqualonga

Quel salto nel vuoto costa la vita nell’immediato a 38 persone, nonostante i soccorsi, che giungono dall’intera Campania ma anche dal Lazio e dalla Puglia come riporta Sky Tg24, siano tempestivi. Altre 2 persone muoiono successivamente nonostante una strenua lotta per la vita: sono Simona Del Giudice di 16 anni, la vittima più giovane e Salvatore Di Bonito di 54 anni, il cui cuore cede dopo oltre una mese in ospedale.

Intanto al Santobono sono ricoverati i bambini, tutti feriti lievemente perché si trovavano sul fondo del pullman. Le esequie di stato delle vittime - tranne Lametta per cui viene predisposta l’autopsia - si svolgono il 31 luglio nel Palazzetto dello Sport di Pozzuoli con i bimbi da poco dimessi, in attesa di un futuro in cui hanno perso parti importanti della loro famiglia.

Le responsabilità giudiziarie

L’inchiesta sulle responsabilità dell’incidente del viadotto Acqualonga assume diverse direzioni. Si cerca di fare chiarezza sull’operato di Lametta, ma sembra che i famigliari delle vittime non lo ritengano colpevole: è difficile avercela con una persona che ha perso anche lei la vita. Ma c’è dell’altro.

Incidente del viadotto Acqualonga

Gli inquirenti esaminano i video dell’incidente a loro disposizione, cercano e trovano i testimoni. Tutti, tranne quelli che erano su due auto legate da un traino, che sembrano essere scomparse nel nulla. In tutto questo ci si domanda perché e come il new jersey abbia ceduto.

La sentenza di primo grado, che vede a giudizio 15 soggetti, arriva l’11 gennaio 2019. Come spiega Fanpage, i condannati sono Gennaro Lametta, fratello di Ciro e titolare dell’agenzia di viaggi che aveva organizzato la gita, la dipendente della Motorizzazione di Napoli Antonietta Ceriola, i dirigenti di Autostrade Paolo Berti, Gianluca De Franceschi, Nicola Spadavecchia, Michele Renzi e Bruno Gerardi.

È il fratello dell’autista però a ricevere la pena più severa: 12 anni. Tra gli assolti l’amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci: per lui erano stati chiesti 10 anni. Castellucci è attualmente imputato nel processo d’appello e a giugno 2022 ha chiarito come fossero stati stanziati i fondi correttamente e come il cda avesse firmato documenti in buona fede, come spiega Avellino Today, in base al giudizio dei progettisti, che avevano facoltà di scegliere su quali new jersey intervenire con nuovi lavori. In sede civile Autostrade per l’Italia e il proprietario del pullman sono stati ritenuti entrambi colpevoli e tenuti al risarcimento di 900mila euro ai famigliari delle vittime.

Le “auto fantasma” sono tornate a interessare nel corso del processo d’appello all’inizio del 2022. “Risulta alquanto inspiegabile - ha spiegato al Mattino l’avvocato Sergio Pisani, che ha chiesto tra l’altro la testimonianza del meccanico che aveva supervisionato il Volvo prima della partenza - che due auto trainate da una corda di acciaio, e quindi una delle due non marciante, siano letteralmente scomparse dal teatro degli eventi.

Sicuramente a rottura del cavo traino può essere annoverata tra le cause scatenanti il sinistro. Fatto sta che di quest'auto vi è traccia solo nel video”. La prossima udienza del processo d’appello sarà il 17 novembre 2022.

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