Lavoratori in assemblea sindacale. E i turisti restano fuori da Pompei

Ultima follia all'italiana. I sindacati protestano contro l'organizzazione del lavoro. E i cancelli rimangono chiusi: i turisti costretti ad aspettare per tutta la mattina. Su Twitter esplode la rabbia

Lavoratori in assemblea sindacale. E i turisti restano fuori da Pompei

Il giapponese arriva da lontano per ammirare quello che senza ombra di dubbio è il museo a cielo aperto più affascinante del mondo. Pompei sta lì in tutta la sua bellezza. A dividerlo dal turista, che freme per scattare fotografie a raffica, sono i cancelli di metallo. Sono le 9 di mattina ed è ancora chiuso. Impossibile entrare. La coda s'ingrossa, ma nessuno viene ad aprire. Così per tutta la mattinata. Tanto che su Twitter un turista pubblica un'immagine che l'emblema del male d'Italia. "Stamane scavi di Pompei chiusi per assemblea sindacale: ho finito gli insulti".

Può un'assemblea sindacale bloccare, anche se solo per una mattinata, quella che è una delle industrie più produttive del Belpaese: il turismo? Assolutamente no. Eppure, nei prossimi tre giorni, per i visitatori delle aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Oplonti, Boscoreale e Stabia si verificheranno continui disagi. Quel che è peggio è che la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia lo sapeva e non ha mosso un dito. Si è limitata a prenderne atto e a stendere un comunicato stampa che è stato divulgato ieri sera. A riunirsi in assemblea sono i lavoratori di Uil, Flp, Unsa e Rsu che, la scorsa settimana, hanno annunciato lo stato di agitazione. Contestano la cattiva organizzazione del lavoro e l'essere costretti a lavorare in prefabbricati di cemento-amianto che avrebbero dovuto essere eliminati da tempo, con i dipendenti destinati a spostarsi nelle case demaniali. "I lavori di ristrutturazione delle case demaniali che rientrano anch’essi negli interventi previsti dal 'Grande Progetto Pompei' e che sarebbero dovuti iniziare già nel mese di novembre 2012, così come promesso dall’amministrazione nel corso di riunioni tenute sia a Roma che a Pompei - scrivono i sindacati - alla fine del 2014 non vengono nemmeno messi a gara". Non solo. I sindacati polemizzano anche sull'organizzazione del lavoro puntando il dito contro la recente assunzione di un cospicuo numero di dipendenti Ales, una società in house del ministero. "Senza alcuna assegnazione chiara di compiti e mansioni - tuonano i sindacati - si è aggiunto al personale in servizio, affollando i locali della Soprintendenza".

I turisti in coda hanno subito scatenato l'agitazione in rete. "Sono curioso di sapere che c'è da discutere per tre giorni", twitta un utente. "Non gestite una panetteria di proprietà - fa eco un altro - ci son dei turisti e delle persone che pagano per venire a Pompei". E c'è chi addirittura invoca l'intervento dell'esercito.

È l'immagine dell'Italia, paralizzata da discutibili battaglie sindacali, che continua a riproporsi con una violenza inaudita. Perché Pompei, vessata dall'incuria e penalizzata dalla mala gestione, è solo un esempio, uno degli ultimi, di un sistema che non funziona. Un sistema che non è in grado di esaltare le proprie eccellenze.

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