Lecce, messe sataniche e sevizie su ragazzini, condannati 2 educatori

La Corte di Cassazione conferma il verdetto della Corte d’Appello: 8 anni e 2 mesi per gli educatori che torturavano i piccoli ospiti della comunità “Oberon”, sottoponendoli a messe sataniche e violenze di ogni genere

Lecce, messe sataniche e sevizie su ragazzini, condannati 2 educatori

È stata confermata quest’oggi dalla Corte di Cassazione la condanna a 8 anni e 2 mesi inflitta lo scorso anno dalla corte d’appello di Lecce a due educatori della comunità “Oberon” di Taviano (Lecce).

Secondo le ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, il 48enne Stefano Portaccio ed il 56enne Luigi Fattizzo, avrebbero perpetrato per anni violenze nei confronti di alcuni dei giovani ospiti della struttura, almeno fino al 2012. Tra riti satanici, sevizie, obbligo di guardare dei film d’orrore ed abusi di vario tipo, gli educatori hanno rovinato l’esistenza di alcuni adolescenti.

Tra le vittime una ragazzina, che sarebbe stata abusata proprio nel corso di uno dei sopra citati rituali, riportando tra l’altro delle ferite di cui tuttora sono visibilissimi i segni.

Riuscita finalmente ad abbandonare la struttura ricettiva insieme ai fratelli, solo dopo qualche anno una delle vittime è stata in grado di raccontare l’accaduto. Questa prima denuncia ha trasmesso coraggio anche ad altri adolescenti, che durante gli interrogatori hanno confermato quanto emerso all’inizio delle indagini.

Tutte queste corrispondenze hanno portato gli investigatori ad approfondire le ricerche ed a perquisire gli alloggi dei due educatori. Qui sono stati rinvenuti oggetti che hanno ulteriormente corroborato l’attendibilità dei racconti delle giovani vittime. Libri di contenuto esoterico, una collezione di film d’orrore, crocefissi in legno e mantelli neri con cappuccio facevano parte dell’armamentario dei due educatori. Così come i “famosi” frammenti di vetro che venivano utilizzati per infliggere tagli e ferite durante le messe nere, celebrate solitamente in una chiesa sconsacrata.

Secondo la testimonianza di altri ospiti della struttura, inoltre, i due imputati sfruttavano i ragazzini per svolgere delle mansioni che sarebbero dovute esser di loro competenza e per le quali erano, tra l’altro, pagati.

Durante il primo grado, i giudici del tribunale di Lecce denunciarono in Procura per falsa testimonianza una psicologa, la quale aveva messo in dubbio la veridicità del racconto delle vittime.

In tanti, infatti, avevano dichiarato di aver in più occasioni raccontato alla donna delle violenze subìte nella struttura, senza però che lei desse loro ascolto o facesse qualcosa per proteggerli. Tra primo e secondo grado di giudizio, purtroppo, alcuni reati sono caduti in prescrizione e pertanto non risultano più perseguibili.

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