L'ex capo della Mobile: "Chiedo scusa ai parenti delle vittime di Rigopiano"

Pierfrancesco Muriana si scusa con i parenti delle 29 vittime della valanga che travolse l'hotel Rigopiano: "Siete costretti a vivere disgustose a assurde vicende"

L'ex capo della Mobile: "Chiedo scusa ai parenti delle vittime di Rigopiano"

"Voglio innanzitutto chiedere scusa come uomo delle istituzioni". Così, l'ex capo della Mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana, si sarebbe rivolto alle famiglie delle 29 vittime della valanga che il 18 gennaio 2017 travose l'hotel Rigopiano, in una lettera inviata a metà dicembre al Comitato vittime di Rigopiano.

L'inchiesta

Le parole dell'ex capo della Mobile che, secondo quanto riporta Ansa, averbbe chiesto scusa "per le disgustose ed assurde vicende che voi, familiari delle vittime di Rigopiano, siete da tempo costretti a vivere, in preda ad un comprensibile e crescente sgomento'', arrivano dopo gli sviluppi successivi alla sua denuncia. L'inchiesta ha portato all'iscrizione sul registro degli indagati di 4 carabinieri.

La notizia del quarto carabiniere indagato è arrivata questa mattina: a rivelarlo, il Messaggero, secondo cui anche il colonnello Massimiliano Di Pietro sarebbe coinvolto nell'inchiesta. Dopo la denuncia dell'ex capo della Mobile, erano stati iscritti nel registro degli indagati tre forestali. Ora, anche Di Pietro, ex comandante del Nucleo investigativo di Pescara sarebbe accusato di aver inviato in ritardo alla procura le "relazioni tecniche del Ris sui telefonini di alcune delle vittime". Secondo il Messaggero, "tra i dati estratti dal reparto scientifico dell'Arma c'è anche lo screenshot con le chiamate alla prefettura la cui importanza viene sottolineata dal Ris che la definisce di potenziale interesse investigativo. Eppure la relazione tecnica che porta la data del 17 marzo 2017, appena due mesi dopo la sciagura, finisce nelle mani dei magistrati soltanto a novembre".

Gli altri tre forestali, coinvolti in questo filone di inchiesta, sono indagati per falso materiale e ideologico. Secondo l'Ansa, l'iscrizione sul registro degli indagati del colonnello potrebbe essere un atto dovuto. Infatti, nei giorni scorsi, la difesa del sindaco di Farindola avrebbe chiesto a Di Piertro di essere sottoposto alle indagini degli avvocati. Ma l'ufficiale avrebbe rifiutato, concedendo invece di essere ascoltato alla presenza dei pm che conducono le indagini. Per questo, la sua iscrizione nel registro degli indagati potrebbe essere stato fatto per formalizzare le sue dichiarazioni.

La lettera

"Voglio innanzitutto chiedere scusa, come uomo delle istituzioni, per le disgustose ed assurde vicende che voi, familiari delle vittime di Rigopiano, siete da tempo costretti a vivere, in preda ad un comprensibile e crescente sgomento". Scrive così Muriana, nella lettera che ha inviato a Gianluca Tenda, portavoce del Comitato che riunisce i familiari delle vittime della tragedia. Poi, continua: "In attesa da quasi tre anni di giustizia, ma soprattutto di verità, state invece assistendo a quella che, ai vostri occhi e di quelli di tutta la comunità, appare come una lotta invereconda", che porta "pezzi dello Stato" non a battersi per conocere la verità, ma a "infangarsi a vicenda e a rimpallarsi responsabilità, se non addirittura a nascondere parti di verità".

L'ex capo della Mobile sostiene di non poter rivelare il contenuto della sua denuncia ma, annuncia: "Arriverà il giorno in cui i miei atti di indagine saranno offerti al giudizio di tutti, nella più totale trasparenza. E saranno loro, prima ancora della mia voce, a scandire la verità storica dei fatti, quella che non potrà essere alterata da un racconto partigiano".

Infine, Muriana, chiede che la lettera venga estesa a tutti i familiari delle vittime, tra cui il "signor Alessio Feniello che oggi mi addita come persona animata da loschi intenti e in combutta con non meglio precisati personaggi. La sua è la comprensibile rabbia di un padre che ha perso un figlio in circostanze tragiche, al quale qualcuno sta probabilmente propalando una narrazione distorta dei fatti". E, conclude, "se ciò sta avvenendo per un cinico calcolo, quel qualcuno sarà chiamato a risponderne davanti alla giustizia di Dio e a quella degli uomini".

Le reazoni

E proprio da Feniello, contattato da AdnKronos, arriva la reazione più dura: "Perché parla ora?- si chiede- Le sue scuse, decisamente tardive, sono per quanto mi riguarda una presa per i fondelli". L'uomo, che nella tragedia ha perso il figlio 28enne, Stefano, sostiene che la lettera di Muriana sia "fuori tempo", perché avrebbe potuto rendere noto le colpe dei carabiniri indagati ai tempi. "Hanno cercato di coprirsi a vicenda, ma gli è andata male- conclude Faniello- perché c'è stata gente che gli è stata col fiato sul collo. Sono personaggi squallidi.

Mi fanno solo ridere". Intanto, il Comitato vittime chiede chiarezza: "Si faccia una volta per tutte luce sui fatti e si stabiliscano definitivamente responsabilità e colpe", scrivono sul profilo Facebook che li rappresenta.

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