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Libera espressione a intermittenza (grazie al Sistema)

L'altro giorno Ilaria Cucchi, sorella di Stefano - morto nel 2009 in seguito anche a percosse ricevute dai carabinieri che lo avevano arrestato - è stata assolta dal Tribunale di Milano

Libera espressione a intermittenza (grazie al Sistema)

L'altro giorno Ilaria Cucchi, sorella di Stefano - morto nel 2009 in seguito anche a percosse ricevute dai carabinieri che lo avevano arrestato - è stata assolta dal Tribunale di Milano in una causa di diffamazione che le aveva intentato Matteo Salvini. «Parla sotto effetto del Mojito, è uno sciacallo», aveva detto la signora riferendosi a un post del leader leghista e per i giudici si è trattato di parole che «pur ben dure, rientrano nel diritto di critica».

Siamo d'accordo, non ovviamente nel merito secondo noi Salvini non è uno sciacallo ma per la «libertà di espressione» riconosciuta alla signora Cucchi che semmai dovrebbe provare lei da sola vergogna per quelle parole. E saremmo ancora più d'accordo se altrettanta libertà che viene riconosciuta a chi offende Salvini venisse lasciata anche a tutti noi, a prescindere dal soggetto in questione.

Purtroppo non è così. Io, per esempio, sono sotto processo per avere definito «megalomane» il super magistrato Di Matteo (chi volesse scommettere sulla mia assoluzione potrebbe diventare ricco, tanto poche sono le possibilità di vittoria) e ieri il collega Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per aver definito su un post «demente» la sindaca Raggi dopo essere caduto in motorino su una delle tante buche nelle strade di Roma lasciate aperte dal Comune per incuria e incompetenza.

Quindi si può dire che Salvini è un ubriacone sciacallo, non che Di Matteo sia megalomane (che fra l'altro non è un'offesa ma un giudizio soggettivo) e la Raggi una demente nel non far svolgere basilari lavori di manutenzione. La libertà di espressione e di critica, come si vede, non uguale per tutti. Parliamo di quisquilie? Solo apparentemente, perché sono quisquilie che ben si integrano al «Sistema» raccontato da Palamara, cioè quello di una giustizia orientata, anche nelle piccole cose, in base a credo politico di chi la amministra combinato con quello di chi la subisce, all'appartenenza a questa o quella casta.

Non può esistere una libertà di opinione a corrente alternata, quello che vale per la signora Cucchi deve valere per chiunque. Altrimenti siamo in un regime, un regime giudiziario come purtroppo è molto probabile che sia.

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