Quel messaggio dei soldati che dà coraggio sui social (e nella vita reale)

Quella contro il coronavirus è una battaglia combattuta non solamente da medici e infermieri ma dal personale in servizio nelle Forze dell'Ordine e nell'Esercito, spesso costretto a turni massacranti

Quel messaggio dei soldati che dà coraggio sui social (e nella vita reale)

L'Italia ha sfondato la quota 10mila contagiati, i morti, a ieri erano più di 600, centinaia le persone in terapia intensiva, limitazione alla libera circolazione dei cittadini in tutta Italia. Quella contro il coronavirus Covid-19 è, a tutti gli effetti, una vera e propria guerra e la prima linea non è rappresentata solo dai nostri ospedali.

Il personale medico, soprattutto quello delle regioni più colpite dal contagio come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, è quotidianamente sottoposto a turni massacranti: medici, infermieri, personale addetto alla sanificazione, personale "paramedico" delle nostre ambulanze, tutti costretti a superlavoro in quella che è una battaglia contro il virus e contro la stupidità umana, che a tutti i livelli ha fatto sottovalutare i rischi di questa epidemia.

I medici e gli infermieri, però, non sono gli unici a combattere al fronte. Anche le nostre Forze dell'Ordine insieme all'Esercito, che presto potrebbe essere chiamato direttamente a supportare l'attività di controllo del territorio in forza del decreto legge recentemente entrato in vigore, sono in prima linea, e per giunta con problemi forse ancora maggiori rispetto a quelli del personale ospedaliero.

Già. Ormai abbiamo dato per scontata la presenza delle divise in mimetica nelle nostre città: è la missione "Strade Sicure" che dal 2008, ininterrotamente, di giorno, di notte, a Natale o a ferragosto, impiega più di 7mila soldati nella sorveglianza del territorio e dei siti sensibili. Per la gente, tra la gente.

Carabinieri e Polizia, oltre ai loro normali compiti di pubblica sicurezza, sono ora chiamati al controllo capillare del rispetto della recente normativa che limita gli spostamenti sul territorio nazionale, e presto saranno, con molta probabilità, affiancati dal personale dell'Esercito.

Questi tre corpi, che sicuramente condividono i valori di abnegazione e sacrificio del personale medico, hanno però in comune, nonostante il colore diverso della divisa, i problemi di tutto il sistema Difesa italiano, e forse anche di tutto il sistema Italia: i tagli al bilancio. Sappiamo che i finanziamenti alla Difesa vengono sempre elargiti col contagocce, che la percentuale del nostro Pil si aggira sempre intorno "all'uno virgola" quando gli altri Paesi destinano per la stessa voce una percentuale in media più elevata.

Gli effetti di questi tagli, però, sono visibili in condizioni normali, solo agli addetti ai lavori. Ora questa emergenza sta dimostrando che le nostre Forze dell'Ordine, a causa di carenza di personale e carenza di mezzi in efficienza, da sole non ce la fanno. Serve l'Esercito. Un Esercito alle prese con una difficile e lenta ristrutturazione proprio per la scarsità di fondi, un Esercito che non nasce per controllare il territorio nazionale ma per garantire la sicurezza dell'Italia sul piano nazionale e difendere le nostre linee di approvvigionamento, che ora sarà chiamato con ogni probabilità, coi pochi uomini disponibili, ad effettuare un compito per il quale non è nato, ma che sarà comunque svolto con professionalità e al prezzo di ulteriori sacrifici personali da parte dei soldati, come già avviene proprio per garantire l'efficacia dell'operazione "Strade Sicure".

Per questo motivo, ha cominciato a circolare tra i militari un post in cui si vede un soldato con una mascherina e la scritta: "Noi non possiamo. Voi restate a casa". Un messaggio chiaro, che tutti dovrebbero rispettare.

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