Casi di importazione e cluster familiari. Sono i due fronti sui quali oggi si deve fronteggiare il rischio che l'epidemia di Covid 19 rialzi la testa. L'obbiettivo delle misure di contenimento era quello di arrivare a zero casi in estate in modo da affrontare una eventuale seconda ondata con maggiore tranquillità
Al momento però questo obbiettivo appare irraggiungibile: troppe smagliature nella rete dei controlli per chi arriva dall'estero. In teoria soltanto i viaggiatori provenienti dall'area di Schengen non devono rispettare i 14 giorni di quarantena. Ma di fatto i focolai esplosi negli ultimi giorni dimostrano che il controllo è inefficace e insufficiente. In molti fanno scalo in hub interni all'area, entrano senza problemi nel nostro territorio e non vengono tracciati. Non solo. Anche chi arriva da zone ad alto rischio spesso non viene adeguatamente informato rispetto all'obbligo di notificare la propria presenza alla Asl competente. Ecco perché in molte regioni hanno deciso di emanare ordinanze più specifiche sia per ribadire l'obbligo di quarantena in caso di positività, prevedendo l'arresto per chi viola il divieto, sia per prevedere l'obbligo di isolamento per i positivi in alberghi sanitari in situazioni di sovraffollamento familiare.
Ultimo esempio quello denunciato dal governatore Luca Zaia. L'imprenditore rientrato dalla Serbia avrebbe dovuto rispettare la quarantena e invece ha addirittura violato l'isolamento pur sapendo di essere positivo. Risultato? Una serie di possibili contagi che ieri sfiorava il centinaio di persone. Un cluster importante a causa di un singolo che si comporta in modo scellerato.
A Roma invece oltre a piccoli focolai locali è esploso il caso degli arrivi dal Bangladesh, dove l'epidemia è fuori controllo. Eppure una persona rientrata da quel paese si è tranquillamente recata a lavorare in un ristorante di Fiumicino contagiando i colleghi e i proprietari del locale. Almeno una dozzina i contagiati e ristorante chiuso.
E ieri un altro ragazzo rientrato da poco dal Bangladesh è risultato positivo e così pure un bimbo di un mese subito ricoverato nella struttura del Bambin Gesù a Palidoro. L'assessore alla sanità del Lazio, Alessio D'Amato, ha infatti richiesto che vengano testati tutti gli arrivi dal Balgladesh. Identificati anche due nuovi positivi a Frosinone nel Lazio entrambi arrivati a Fiumicino dove evidentemente il contact tracing fatica a intercettare tutti i casi a rischio. E ancora il caso del focolaio di Mondragone, nel Casertano, dove nei palazzi ex Cirio è partita una catena di contagi in un gruppo di braccianti bulgari. Anche a Predazzo, in Trentino, un kosovaro non ha rispettato l'obbligo di quarantena al suo rientro ma anzi ha organizzato una festa con i suoi connazionali e poi si è ammalato: 8 persone in isolamento.
«Dobbiamo essere bravi ad individuare i focolai e a circoscriverli, ed essere attenti agli arrivi internazionali, impedendo quelli da Paesi con circolazione sostenuta. Adesso le nostre armi sono test, tracciamento e comportamento responsabile», afferma Walter Ricciardi, tra i consiglieri scientifico del ministero della Salute.
Ma c'è anche un altro fronte che preoccupa. Quello dei cluster familiari come dimostra il caso del Casilino dove una ragazzina dopo una cena di classe ha contagiato il fratellino che a sua volta frequentava un centro estivo e così' centinaia di persone sono finite in isolamento precauzionale.
Poi il caso denunciato in Toscana: 3 cluster familiari, due in provincia di Firenze e uno in provincia di Arezzo. 18 persone, tutte straniere, che rappresentano più del 40 per cento dei nuovi casi.
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