L'odio della sinistra per le Forze armate

Dalle polemiche contro gli alpini a quelle contro le Frecce tricolori. La sinistra ha un problema con il nostro esercito

L'odio della sinistra per le Forze armate

L'ultima arriva dalla sezione del Partito democratico di Arona, in Piemonte. Come riporta l'edizione odierna di Libero, il vicesindaco Alberto Gusmeroli ha organizzato l'Arona air show, uno spettacolo di volo acrobatico al quale parteciperanno anche le Frecce tricolori, il meglio che c'è in Italia in questo ambito. Apriti cielo. Non appena sono venuti a saperlo, i dem locali hanno pubblicato un comunicato stampa in cui affermano: "Non neghiamo la grande spettacolarità di vedere esibirsi assi dell'aria e mezzi tecnologicamente avanzati. Possiamo per un attimo restare a bocca aperta, ma non possiamo però dimenticare che quegli stessi velivoli sono utilizzati da una forza di invasione e occupazione come strumenti di guerra in ben altri scenari, così non possiamo acriticamente assistere a tanto sfoggio di virile potenza senza interrogarci sui significati che si nascondono dietro a tutto questo". E aggiungono, quasi a mo' di scusa: "La nostra aeronautica è impegnata oggi in scenari drammatici, nella difesa di un popolo aggredito e ad essa va il nostro sostegno. Ma è proprio questo che dobbiamo guardare con realismo e consapevolezza a cosa ci viene proposto per il nostro divertimento lacustre". Il comunicato piddino prosegue poi citando presunti danni ambientali - "quale inquinamento viene generato dalla due giorni di sorvoli, dal flusso di migliaia di persone atteso e auspicato? Quale l’impatto acustico, in una zona che – si ricorda – non è uno sperduto campo volo o un aeroporto, ma un lago con tanto di zona MAB protetta dall’Unesco?" - e polemizzando su costi e organizzazione dei mezzi pubblici. Tutte cose che in questa sede non ci interessano.

Ora riavvolgiamo un attimo il nastro e andiamo indietro di qualche mese. Dal 5 all'8 maggio scorso, a Rimini, si tiene il 93esimo Raduno nazionale degli Alpini. Pochi giorni dopo, spalleggiati da giornalisti e associazioni compiacenti, i media cominciano a pubblicare notizie di presunte molestie, catcalling e angherie di (quasi) ogni tipo compiute dalle penne nere. Tutti i giornali ne parlano, perfino all'estero dove il Guardian dedica un articolo a questo tema. In prima linea c'è l'associazione femminista Non una di meno, che stila addirittura un vademecum su come segnalare le molestie alle forze dell'ordine. Il can-can mediatico dura giorni e poi si viene a scoprire che, tra le centinaia di donne che hanno subito molestie, solamente una ha denunciato (per chiarezza: anche una sola denuncia è un fatto gravissimo), ma poi la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto l'archiviazione. Ora, Non una di meno è pronta a tornare alla carica con altre 170 denunce in arrivo. Sarà la giustizia a decidere.

Quello che traspare da questi due episodi di cronaca è il rigetto che certe forze politiche e culturali hanno per tutti coloro che portano una divisa. Un rigetto che si tramuta in voglia di polemizzare a tutti i costi - vedi la vicenda Frecce tricolori - o di infangare uno dei corpi più amati del nostro esercito: quello degli alpini. Paradossalmente, ha ragione il Pd di Arona quando parla di "virile potenza". Le nostre Forze armate incarnano, tra molte altre cose, anche quella. Piaccia o meno, i soldati italiani rappresentano innanzitutto la forza, che è il contrario della violenza, che viene utilizzata, o almeno dovrebbe, per difendere il nostro interesse nazionale. Due parole, quest'ultime, che la sinistra fa fatica a digerire.

Ma non è sempre stato così. Una delle pagine più toccanti scritte da Giovannino Guareschi riguarda Peppone, da poco diventato onorevole. Tornato al paese, il capo comunista sta preparando un comizio per un compagno venuto da fuori. Non appena sale sul palco, Peppone comincia a sparare un'intemerata contro l'esercito: "E voi giovani, che andate nelle barbare caserme, direte a coloro che tentano di armarvi e di usarvi per i loro sporchi interessi, direte a coloro che diffamavo i lavoratori…". Don Camillo non può accettare tutto questo e fa l'unica cosa possibile. Accende il giradischi, collegato agli altoparlanti del campanile, e lo alza a tutto volume. Parte la Canzone del Piave. E Peppone, all'improvviso, esce dal seminato: "Direte ai calunniatori del popolo, direte che i vostri padri hanno difeso la Patria dal barbaro invasore che minacciava i sacri confini e che noi del ’99, che abbiamo combattuto sul Monte Grappa, sulle pietraie del Carso e sul Piave saremo sempre quelli di allora E che quando tuona il cannone è la voce della Patria che chiama e noi risponderemo 'Presente!'". Don Camillo scatta sull'attenti e risponde commosso: "Presente". Ma Peppone ormai è un fiume in piena e non si ferma: "Noi vecchi, che abbiamo sul petto le medaglie al valore conquistate sul campo di battaglia, ci troveremo come allora a fianco dei giovani e combatteremo sempre ed ovunque, getteremo l’anima oltre l’ostacolo e difenderemo i sacri confini d’Italia contro qualsiasi nemico, dell’Occidente e dell’Oriente, per la difesa del Paese e al solo scopo del bene indissolubile del Re e della Patria! Viva la Repubblica, viva l’Esercito!". E poco importa che il re ormai non c'era più. Peppone si era tolto un peso. Era stato se stesso.

Quello di Guareschi è un romanzo, si capisce. Ma in quella finzione letteraria, il fondatore del Candido raccontava quella che era la sinistra dell'epoca. Che magari a parole sputava contro l'esercito, ma che poi, non appena poteva permettersi di esser sincera, lo elogiava e che, commossa, celebrava ogni anno il 4 novembre. Ora tutto questo non c'è più. Perché sono cambiati innanzitutto gli uomini. Sarà stato pure comunista, Peppone, ma rimaneva un galantuomo che sapeva che certe cose hanno un valore, indipendemente dalle idee politiche che uno portava avanti. Oggi, invece, non è più così.

I valori della sinistra sono altri: la difesa a tutti i costi dell'ideologia Lgbt, il becero pacifismo e il disprezzo per tutto ciò che ha a che fare con una certa idea di mascolinità. Tutta roba che farebbe impallidire Peppone. Lui sì un comunista serio.

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