Un genio del foro, una mente brillante, un giovane timido ma pieno di entusiasmo. Gli amici e i parenti lo descrivono così: Lorenzo Alberto Claris Appiani, l’avvocato trentasettenne ucciso oggi a Palazzo di Giustizia dal suo ex cliente Claudio Giardiello.
Oggi il legale era in aula come testimone nella causa per bancarotta contro quell’uomo che aveva assistito in passato e che lo ha freddato sparandogli al torace. Portato al pronto soccorso del Fatebenefratelli, l'avvocato è arrivato in asistolia: nonostante le manovre rianimatorie, i sanitari non sono riusciti a far ripartire il suo cuore, a salvare quella che tutti ricordano come una promessa dell’avvocatura civile. "Giardiello era stato cliente di mio nipote - racconta l'avvocato Alessandro Brambilla Pisoni, zio di Lorenzo - poi aveva iniziato a combinare disastri e lui ha smesso di seguirlo. Sapevo che oggi mio nipote era in aula come testimone in una causa penale perché Giardiello era stato denunciato". Doveva dunque testimoniare contro il suo ex cliente. "In una causa non si testimonia né a favore né contro qualcuno, ma per la verità e la giustizia": una spiegazione tecnica, quella dello zio, che è quasi un ritratto del nipote, descritto da chi lo conosceva bene come una persona molto ligia al dovere, un avvocato che non mollava mai. Lui, che veniva da una famiglia tutta legata alla legge, con la mamma Alberta avvocato, oggi in pensione, lo stesso zio legale e la sorella Francesca magistrato a Pavia, era quello che veniva consultato da parenti e amici quando c’era un problema legale.
Dopo aver frequentato il liceo scientifico Leonardo da Vinci ed essersi laureato all’Università Statale di Milano, ha avuto un periodo di prestigiose collaborazioni prima di aprire uno studio legale, guadagnandosi la stima dei colleghi per la sua capacità di analisi del diritto. Era un avvocato molto capace, attivo soprattutto nel campo del diritto societario e aveva vinto importanti cause legate allo scandalo derivati, ma era anche un giovane molto legato alla famiglia, in particolare alla sorella minore e alla nonna, con cui aveva passato molto tempo. Parenti e amici ricordano che andava a pranzo dalla nonna quasi ogni giorno e che nelle ultime festività di Pasqua aveva rinunciato alle vacanze all’Elba, dove la famiglia possiede un’azienda vinicola gestita dal padre Aldo, per restare a Milano con lei.
Lorenzo Appiani, che gli amici chiamavano affettuosamente "Conte" per via delle origini nobili della famiglia Appiani (Signori di Piombino dal ’300 al ’500), era un giovane di idee liberali. "Mio fratello - racconta la sorella Francesca - all'inizio si era entusiasmato alle idee che gli sembravano liberali di Forza Italia, salvo poi abbandonare sia il partito sia l’ attività politica per dedicarsi solo all’avvocatura. Non aveva intenzione di riprendere l'attività politica, era completamente preso dalla professione e da una bellissima carriera". Lorenzo, che non era sposato, viveva da solo, nello stesso palazzo dove vive la sorella, di fronte alla nonna e a pochi metri dai genitori.
"Per me mio fratello è stato il mio consigliere, l'ispiratore dei miei studi, ho fatto di tutto per emularlo, è stato un fratello guida, che negli ultimi anni - ricorda Francesca - avevo scoperto anche nella funzione dolcissima di zio dei miei bambini, cui si dedicava molto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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