E quindi Sarri ha sbagliato. Chi può dire il contrario? L'ha ammesso lui, di fatto, quando è andato a scusarsi con Mancini. Ci sta pure che l'allenatore dell'Inter le scuse non le accetti, non è né un obbligo né una ovvietà: è più onesto non parlarsi più che far finta di niente. Però la questione Mancini è un'altra: è rispondere all'insulto denunciando l'avversario in tv. Perché fa un po' scolaro che si rivolge alla maestra per dire che il compagno del banco dietro l'ha colpito con la cerbottana. Si può anche non arrivare a contare dieci passi uno di spalle all'altro e poi vedere chi spara per primo a duello. Ma più grosso è lo sgarbo che ti fa qualcuno più tu dovresti rispondergli direttamente. Un duello, non necessariamente rusticano. Ma un duello. Andiamo per paradossi: Zidane s'è rovinato con la testata tirata a Materazzi che insultava la sua famiglia. Però umanamente la sua reazione è comprensibile, tanto che in tutto il mondo - tranne in Italia - è stata compresa. Non accettata, né tollerata: compresa. Cioè: sai perché l'ha fatto e pur non condividendo puoi immedesimarti. Non avesse dato di matto e a fine partita avesse detto in diretta planetaria «Materazzi ha offeso le donne della mia famiglia» che cosa avrebbe ottenuto?Qui non si tratta della storia che «le cose che avvengono in campo restano in campo». Quello è ciò che il calcio ha detto per una vita per aiutare se stesso: lo dicevano tutti, lo accettavano tutti. In parte era anche comprensibile: chiunque abbia giocato sa che durante o subito dopo le partite si possono dire cosa spiacevoli in percentuale decisamente maggiore a ciò che accade in condizioni normali. Fino a oggi non trovavi nessuno del mondo del calcio che veniva meno a questo codice di comportamento. Omertà? No, per loro era piuttosto autodifesa condivisa, quello che oggi faccio o dico io potresti farlo o dirlo tu domani quindi meglio non farlo sapere a nessuno. Mancini ha rotto questo schema, il che è anche un bene. Le questioni di campo che finiscono in campo sono di quei luoghi comuni che hanno decisamente fatto il loro tempo. Le telecamere hanno aumentato il rischio di rivelazione inconsapevole quindi tanto vale sdoganare l'insulto ricevuto. Però allora coerenza per favore: non esiste un insulto di serie A e un altro inferiore. Ieri i social network e i siti web hanno ricordato quando lo stesso Mancini aveva bollato come normali sfottò alcuni striscioni razzisti che avevano portato alla chiusura della curva dell'Inter. O aveva sminuito la portata offensiva di alcune dichiarazioni razziste dell'allora suo vice Mihajlovic. L'offesa sessista o omofoba è peggio di quella razziale dunque razzista? Nella questione con Sarri, Mancini è la vittima, non c'è dubbio. Ma sarebbe stato più giusto, umano e comprensibile rispondere a tono lì sul posto e non a freddo davanti ai microfoni. Il che è legittimo, ma è un po' più facile.
E fa sorgere il sospetto che da esperto uomo di calcio e di comunicazione, l'allenatore dell'Inter sia riuscito nell'operazione perfetta: smontare il mito di Sarri in pochi secondi. Rivelare al mondo intero l'offesa omofoba ha incrinato molta della poesia che stampa e critica avevano raccontato attorno all'allenatore del Napoli. Che sia consapevole o inconsapevole è una furbizia.Giuseppe De Bellis- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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