Marchionne dalla A alla Z

L'eredità di Marchionne: ecco cosa ci lascia il manager filosofo che citava Hemingway e insegnava la passione anche alle tute blu

Marchionne dalla A alla Z

Si è spento ieri nell’ospedale di Zurigo dove era ricoverato in coma irreversibile Sergio Marchionne. L’ex ad di Fca, 66 anni, ha salvato la Fiat, rendendola globale e cambiando il lavoro in Italia. In questi giorni lo abbiamo ricordato in molti modi. Oggi lasciamo a lui l’ultima parola, perché nel suo pensiero c’è la sua eredità più preziosa, che l’Italia non deve perdere.

AUTO

«Voglio che la Fiat diventi la Apple dell’auto. E la 500 sarà il nostro iPod».

BUROCRAZIA

«Qualche ragione c’è se gli investimenti esteri sono ancora così bassi. E queste ragioni si chiamano burocrazia, servizi, infrastrutture, tasse e costi di gestione. Ho visto che i vincoli burocratici alla fine proteggono aziende inefficienti, aziende che non hanno prospettive di sviluppo e nella maggior parte dei casi scaricano i costi sui clienti».

CARISMA

«Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta».

DIRITTI

«Se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo».

EMIGRATO

«L’Abruzzo è la mia terra. Sono nato qui, a Chieti. Qui ho fatto i miei primi otto anni di scuola. E forse, se non fossi emigrato in Canada con la mia famiglia all’età di quattordici anni, avrei frequentato anche l’università italiana. Sono dovuti passare quarant’anni e altre due nazioni - la Francia e la Svizzera - prima che la vita mi riportasse in Italia».

FIAT

Ho letto in questi anni molti libri sul legame tra la Fiat e l’Italia. La tesi generale è che se la Fiat va bene, l’economia italiana tira, aumentano le esportazioni, aumenta il reddito, crescono i posti di lavoro. Insomma, ciò che è bene per la Fiat è bene anche per l’Italia. Credo sia ancora più vero il contrario: ciò che è bene per l’Italia è bene per la Fiat».

GENERAL MOTORS

«Ho detto agli americani: vi vendo l’auto o mi pagate per non prenderla. Ho capito che Gm non era pronta a gestire la Fiat. Non voleva contaminazioni che l’avrebbero fatta morire. Quella dei preliminari è stata la fase più complicata, una partita a poker, una lunga e logorante battaglia di posizione, tra advisor, avvocati, analisti. Loro indagavano su di me e io su di loro. Sapevamo gli uni dell’altro, persino che cosa mangiavamo a pranzo e cena».

HEMINGWAY

«Ernest Hemingway ha detto che non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a qualcun altro. La vera nobiltà è essere superiori a chi eravamo ieri. Queste parole rispecchiano perfettamente il nostro modo di essere diversi. Non ci adageremo mai sugli allori dei risultati raggiunti».

ITALIA

«L’Italia è un Paese con una delle più grandi ma inespresse potenzialità che io conosca, è un Paese che non si vuole bene. Noi italiani siamo da sempre il Paese dei Gattopardi. A parole vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com’è».

JUVENTUS

«Entrambi, Juventus e Jeep, cominciano con la J: in America è usata per insegnare ai bambini la lettera, allo stesso modo in cui viene usata la Juventus in italiano».

LEADER

«I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team».

METALMECCANICO

«Io in politica? Scherziamo? Faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori».

NUNZIATELLA

«Volevo andare alla Nunziatella a fare il carabiniere, l’ufficiale. Poi la storia ha preso un’altra piega».

OPPORTUNITÀ

«Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere. Non dimenticano i propri sogni nel cassetto, li tengono stretti in pugno. Si gettano nella mischia, assaporano il rischio, lasciano la propria impronta. È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita in quel luogo non vive mai lo stesso giorno due volte perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa».

PANDA

«Qualche emiro che compra una Ferrari lo troverò sempre. Ma se il ceto medio finisce in miseria, chi mi comprerà le Panda?».

QUOTIDIANI

«Mi sveglio di solito alle cinque del mattino e per un paio d’ore leggo i giornali. Prima il Financial Times e il Wall Street Journal, poi quelli italiani che hanno articoli bellissimi, straordinari pezzi culturali, ma resto sempre perplesso sulle troppe pagine dedicate alla politica, soprattutto a un certo tipo di politica».

REGOLE

«Se ho un metodo, è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo».

SOLITUDINE

«La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo».

TUTE BLU

«Ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi».

UNIVERSITÀ

«Dopo la prima laurea in filosofia mio padre aveva già scelto il colore del taxi che voleva farmi guidare perché diceva che non sarebbe servita a nulla. Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o un amministratore delegato migliore, ma mi ha aperto gli occhi. Ha aperto la mia mente ad altro».

VINO

«Non ero mai riuscito a bere vino, ho incominciato a farlo a 43 anni col Brunello che mi ha strutturalmente corrotto. Cucinare mi rilassa. La mia specialità è il ragù alla bolognese».

ZURIGO

«Sono residente svizzero da molti anni, a Zurigo, e lo ero prima di arrivare in Italia nel 2004».

a cura di Camilla Conti

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