nostri inviati a Brindisi
«Non c’è spazio per il perdono. Se lo avessi tra le mani lo ucciderei io». Nelle parole del padre di Melissa, Massimo Bassi, la diplomazia non esiste. Solo dolore e rabbia per una ferita troppo fresca e profonda per lasciare spazio ad altri sentimenti, a parte la preoccupazione per sua moglie, svenuta ieri sulla tomba della figlia. La voglia di giustizia e di vendetta per l’unabomber di Brindisi è la stessa di tutta la città. Ricalca l’«avviso» fatto da un noto boss al pm lunedì («Se li prendiamo noi ce li mangiamo»), e le parole pronunciate ieri dal «re del contrabbando» Francesco Prudentino durante una perquisizione a casa sua: «Se metto le mani sul colpevole, lo ammazzo». Ma il colpevole è ancora libero.
Per gli inquirenti restano decisive le immagini che l’immortalano mentre aziona l’ordigno. E ritengono che in tasca potesse avere un altro telecomando, o uno con doppia funzione: una per attivare a distanza il sensore di movimento, l’altra per bloccarlo e impedire un’esplosione «accidentale», per esempio al passaggio di un cane.L’idea è dunque che volesse colpire proprio Melissa e le studentesse arrivate da Mesagne, anche perché poco prima erano già passate delle ragazze scese dalla corrieraErchie Brindisi.Ilmovente,invece,resta sconosciuto, anche perché una delle ipotesi che ieri sera hanno preso corpo è che il mostro sia stato identificato e localizzato tra la periferia di Brindisi e i comuni vicini.
Ovviamente, visti i due precedenti «mostri mancati», si procede con i piedi di piombo, anche perché le bombole di gpl e il cassonetto non risultano comprate in città, e altri indizi non fanno escludere che l’assassino o il complice vengano da fuori. Riprende quota anche l’ipotesi che l’uomo avesse un distorsore per«bloccare»i segnali dei telefonini ed evitare interferenze. Pista improbabile, vagliata perché secondo alcuni testimoni prima dell’esplosione i cellulari nell’area della scuola non funzionavano. Mentre la caccia all’uomo prosegue,gli investigatori hanno fermato un topo d’appartamento. Corrisponde all’identikit dell’« uomo in nero» che venerdì notte armeggiava sul cassonetto- bomba.
Avrebbe confessato di essere passato da lì perché incuriosito dall’oggetto, che voleva rubare. In questura continuano intanto gli interrogatori, vengono riletti con attenzione quelli di quattro docenti, non si sa se del «Morvillo». E si perfeziona il profilo del«macellaio».
Incensurato, con un complice, esperto di elettronica. Non è il «professore nero» Franco Freda che l’ennesima fuga di notizie dava perperquisito: «Nessun carabiniere ha bussato a casa mia – ha detto al Giornale – da tempo non vivo più a Brindisi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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