Emma Bonino nel luglio dell'anno scorso rivelò agli italiani quell'accordo, tenuto un po' nascosto, tra l'allora governo Renzi e l'Europa: "Il fatto è che nel 2014/2016 - disse - abbiamo chiesto che il coordinatore fosse a Roma alla Guardia Costiera e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia lo abbiamo chiesto noi". Sulle parole dell'ex ministro si scatenarono, come ovvio, un mare di polemiche. Solo oggi l'Europa e il governo annunciano di aver ritrattato quell'intesa, facendo cadere l'obbligo di portare tutti i migranti in Italia.
L'Ue infatti ha deciso di mettere in campo una nuova missione navale: da oggi diremo addio a Triton (nata nel 2015 con l'obiettivo di pattugliare i mari) per salutare l'arrivo dell'operazione Themis. Il patto sottoscritto tra il Viminale e Frontex prevede che gli immigrati recuperati dalle navi militari che partecipano alla missione vengano sbarcati nel porto del Paese più vicino al punto di salvataggio, e non tutti nel Belpaese come in passato. La speranza è quella che gli altri Stati Ue, Malta in testa, si convincano a dare piena applicazione alle regole del mare e alla Convenzione di Amburgo, che già prevederebbe lo sbarco dei profughi soccorsi in area Sar maltese a La Valetta.
Non solo. Secondo quanto riporta il Messaggero, il dipartimento centrale per l'immigrazione della Polizia di Stato e i funzionari europei avrebbero deciso di arretrare a 24 miglia dalla Libia la linea di galleggiamento delle navi di Frontex. Dando così ragione al pm di Catania, Carmelo Zuccaro, il quale a metà dell'anno scorso aveva spiegato come la vicinanza delle imbarcazioni alla costa di Tripoli rendesse più remunerativo e vantaggioso il traffico di esseri umani. Inoltre, in questo modo le imbarcazioni di Triton non copriranno più l'area Sar di Malta, fino ad oggi - de facto - pattugliata e coordinata dall'Italia.
La Valletta già promette battaglia. Da diversi anni, come spiegato qui sul Giornale.it, Malta ha sempre sostenuto di non essere in grado di sostenere le spese sociali ed economiche che deriverebbero da una piena adesione alle Convenzioni Solas e Sar. Per questo avrebbe già avanzato a Bruxelles la richiesta di una riunione urgente per contrastare l'accordo messo in campo oggi tra Europa e Italia. Con le nuove regole, secondo il Messaggero, "se La Valletta sceglierà di non farli sbarcare, e da lì che dovrà arrivare la richiesta di aiuto agli altri paesi dell'Ue. La nostra Capitaneria assumerà il coordinamento e, poi se la linea è quella più vicina all' area di competenza di altri, il carico umano sarà trasferito lì".
Per il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, l'operazione Themis "rispecchierà meglio i modelli mutevoli della migrazione, così come il crimine transfrontaliero e aiuterà inoltre l' Italia a rintracciare attività criminali". Ai facili entusiasmi però va contrapposta la dura realtà. Il patto stipulato tra Ue e Italia e la nascita della nuova missione riguardano solo i profughi salvati dalle navi dei Paesi comunitari impiegate in Triton. Come spiegava a suo tempo il commissario europeo agli Affari interni e alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, il grosso dei soccorsi non avvengono nell’area operativa di Frontex, ma a ridosso delle coste libiche. Questo significa che i migranti tratti in salvo dalle Ong a poche miglia dalle acque territoriali di Tripoli non rientrano nell'accordo siglato in questi giorni. Per la flotta umanitaria continueranno a valere le Convenzioni sul diritto del mare e quella di Amburgo, cui Malta ha dimostrato di non aderire pienamente.
Se l'avvistamento o la chiamata di soccorso arriveranno fuori dall'area di navigazione di Triton, la trama (spiegata qui) sarà la stessa: Malta non risponderà all'Sos e a farsene carico sarà l'MRCC di Roma.Basti pensare che da luglio a novembre, nonostante il codice Minniti per le Ong, le inchieste e le polemiche, le navi umanitarie continuano a realizzare quasi il 40% dei salvataggi. Triton solo tra il 2,6% e il 14%.
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