Clonavano i biglietti della metro e poi li rivendevano, intascando i soldi destinati al Comune. Un'inchiesta del Corriere spiega come agivano i dipendenti Atm. Un sistema informatico vulnerabile e un gruppo "infedele" di dipendenti ed edicolanti, questi i soggetti della truffa dei ticket della metropolitana.
Un meccanismo tanto banale quanto efficace quello utilizzato dai truffatori. Gli impiegati degli Atm Point hanno un computer e una stampante collegati alla rete aziendale. Quando il dipendente vuole emettere nuovi biglietti avvia la stampante. Il server centrale registra l'operazione e "contabilizza" i ticket stampati, ognuno con una propria matricola.
Se durante questa operazione però viene tolto il cavo Lan che collega il pc alla rete, la stampante continuerà a creare nuovi ticket senza che questi siano registrati dal sistema centrale.
In questo modo l'impiegato si creava una "scorta" personale da rivendere, intascando dei soldi destinati alle casse dell'azienda.
Il primo caso di truffa risalirebbe ad otto anni fa, l'ultimo al mese di febbraio di quest'anno. Alla fermata Duomo nel locale di ventilazione, accessibile solo ai tecnici, è stato ritrovato un rotolo di 1.500 biglietti Atm nascosto da uno straccio scuro.
Pochi giorni prima, 11 dipendenti erano stati denunciati ai carabinieri perché scoperti a stampare e rivendere biglietti in proprio. "I viaggiatori -riporta il Corriere - li acquistavano negli Atm Point e non si accorgevano di nulla".
Ancora, di metà luglio 2018 la condanna per l'ex titolare dell'edicola alla fermata Lodi del metrò.
Il meccanismo dell'edicolante era lo stesso a quello usato dai dipendenti degli Atm point. In 6 mesi l'uomo aveva stampato oltre 18mila biglietti con un guadagno personale di 140.536 euro.Nonostante molti colpevoli siano stati individuati, l'inchiesta è ancora in corso. Atm sta collaborando alle indagini.
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