Militare rischia licenziamento per il video del "renzicottero"

Il sottoufficiale accusato di aver diffuso il video potrebbe ricevere una pesante sanzione: "La perdita di grado"

Militare rischia licenziamento per il video del "renzicottero"

Il sottoufficiale che, con ogni probabilità verrà accusato di aver diffuso il video del “renzicottero”, rischia il licenziamento. A riferirlo è il suo avvocato che ha chiesto, alla procura militare e a quella ordinaria di Napoli, una proroga per poter integrare la memoria difensiva. Ggli altri due militari presenti insieme a lui nella sala operativa di Brindisi, sono stati già destinati alla consegna di rigore per cinque e due giorni ciascuno per non aver vigilato e aver peccato di negligenza. I due infatti, secondo l'accusa, non fecero nulla per evitare che venisse diffuso il video.

Continua così, in tribunale, la storia iniziata il 2 marzo scorso con l’atterraggio d’emergenza ad Arezzo dell’elicottero sul quale viaggiava Matteo Renzi da Firenze a Roma. Viaggio che gli costò gli attacchi dei partiti di opposizione, con il Movimento 5 Stelle in testa e a seguire Forza Italia e Sel, ma soprattutto l’ironia della Rete: “Ma quanto ci costi?”. Così, dopo che il tg di La7 mandò in onda le immagini del volo di Stato, nelle quali era visibile il codice della torre di controllo di Brindisi, è stato aperto un procedimento.

“Il mio assistito, a giudicare dall'inchiesta formale svolta dall'amministrazione – spiega l’avvocato Giorgio Carta all'Huffington post – viene ritenuto il più responsabile di tutti. Al momento gli viene contestata, sul piano disciplinare, la negligenza per il mancato controllo della sala operativa, ma tutto lascia presagire che sul piano penale militare lo si vorrà accusare anche di aver diffuso le immagini, fotografando e riprendendo il monitor della centrale operativa. Si suppone, in mancanza di atti formali, che gli potrebbe essere a quel punto contestata una violazione del segreto d'ufficio o militare”. Ma la difesa del sottoufficiale, che ha chiesto di poter accedere a tutti gli atti dell'inchiesta, è pronta a dare battaglia anche nel tribunale militare.

“Se le notizie riferiteci sono attendibili – dice l’avvocato Carta - pare che il segreto non fosse adeguatamente tutelato alla fonte perché alcuni militari, che porteremo eventualmente come testimoni, ci dicono che quei dati sono agevolmente accessibili da tutti i computer della base connessi in rete con quello incriminato. Quindi sarebbe davvero impossibile risalire al vero colpevole. Di certo non accetterò che il mio assistito funga da capro espiatorio di un fatto certamente grave, ma che si poteva evitare”.

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