Quei destini incrociati di Mirella ed Emanuela: "Ma non è un altro caso Orlandi"

L'appello di Maria Antonietta, la sorella di Mirella Gregori: "Chi vuole alleggerirsi la coscienza può farlo anche in forma anonima"

Quei destini incrociati di Mirella ed Emanuela: "Ma non è un altro caso Orlandi"

"'Torno tra dieci minuti'. Sono passati quattro giorni". Titolava così un articolo del quotidiano Il Tempo pubblicato l'11 maggio del 1983, quattro giorni dopo la scomparsa di Mirella Gregori, 15enne del quartiere romano Porta Pia. Uno sconosciuto, tal "Alessandro", spacciandosi per un ex compagno di scuola, aveva suonato al citofono di casa Gregori convincendo la ragazza a scendere. Da quel pomeriggio sono trascorsi 39 anni: Mirella non è più tornata dalla sua famiglia.

All'epoca le indagini furono frammentarie e, a più riprese, s'intrecciarono con la vicenda di Emanuela Orlandi. Un destino drammatico che unisce ancora oggi la storia delle due ragazzine, coetanee, scomparse a 40 giorni di distanza l'una dall'altra. "L'accostamento tra i due casi è stato mediatico perché, a guardar bene, sembrerebbe che non ci siano dei punti di reale contatto tra le due storie. Il condizionale è d'obbligo dal momento che non abbiamo certezze né per Emanuela né per Mirella", chiarisce a ilGiornale.it e il giornalista e scrittore Mauro Valentini.

I genitori di Mirella, Paolo e Vittoria, morirono di crepacuore dopo aver sperato invano di poter riabbracciare la propria figlia. A farsi carico della battaglia per la ricerca della verità, che ormai dura quasi da un quarantennio, è tutt'oggi Maria Antonietta Gregori, la sorella di Mirella. "Se qualcuno, dopo tutto questo tempo, vuole alleggerirsi la coscienza può farlo anche in forma anonima. Io vorrei solo avere la possibilità di portare un fiore a mia sorella", dice alla nostra redazione.

Chi è Mirella

Nel 1983, l'anno della scomparsa, Mirella Gregori è una ragazzina di 15 anni appena. Vive in via Nomentana, nel quartiere Porta Pia, a Roma. I suoi genitori, Paolo e Vittoria, gestiscono un bar in via Volturno, a poche centinaia di metri da casa. Poi c'è Maria Antonietta, la sorella 17enne, alla quale Mirella è particolarmente affezionata. Sono una famiglia molto unita i Gregori, lavorano sodo tutto il giorno per poi ritrovarsi verso sera riuniti attorno al tavolo del soggiorno a chiacchierare. Mirella studia all'istituto tecnico e, nel tempo libero dalla scuola, si intrattiene con la sua amica del cuore, Sonia, la figlia dei proprietari del bar sotto casa dei Gregori.

"La mia era una famiglia semplice, onesta e lavoratrice – racconta Maria Antonietta – Io e Mirella siamo nate entrambe quando i miei genitori erano già in età matura. Andavamo molto d'accordo, condividevano la camera da letto e la passione per la musica. Mirella era una ragazzina solare, sorridente e piena vita. Aveva questa chioma riccioluta, di color castano chiaro, che le contornava il visino ancora fanciullesco. Perché dopotutto, quando è scomparsa, era ancora una bambina".

La scomparsa

Manifesti Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi

Il 7 maggio del 1983 sembra un giorno come tanti. Mirella rientra a casa da scuola attorno alle ore 14, come da consuetudine. Vittoria le ha tenuto in caldo il pranzo: si accomodano in cucina e, tra una chiacchierata e l'altra, consumano il pasto. Attorno alle ore 15 suona il citofono. Vittoria, impegnata a cucire, chiede a Mirella di rispondere. Crede possa trattarsi del marito che potrebbe essere rincasato prima del solito. La ragazzina si precipita: "Pronto, chi parla?", domanda. Poi s'indispettisce: "Se non mi dici chi sei, non scendo!".

Vittoria è stranita dal tono di voce con cui la figlia si rivolge allo sconosciuto al citofono e, quando riaggancia, le chiede spiegazioni. Mirella dice che è "Alessandro", un compagno di classe delle scuole medie. Racconta di essere stata invitata a una rimpatriata "sotto la statua del bersagliere", a pochi passi da casa. Non ha molta voglia di andarci e assicura alla madre che starà via una manciata di minuti. Si veste in fretta e furia: "Torno tra dieci minuti", ribadisce prima di chiudersi dietro le spalle l'uscio di casa. Da quel momento Mirella svanisce nel nulla.

Le ricerche

Attorno alle ore 17 Vittoria è alla finestra che attende di veder sbucare sua figlia dal fondo di via Nomentana. Sono passate due ore da quando è uscita. Non le ha nemmeno telefonato come fa di solito, ogni qualvolta che si allontana dal perimetro di casa. "Mia madre mi telefonò mentre ero al lavoro – ricorda Maria Antonietta – Era visibilmente in apprensione. Io e Filippo, il mio fidanzato, ci precipitammo a casa. 'È successo qualcosa', ripeteva. Lei 'sentiva' che fosse accaduto qualcosa a Mirella nonostante fossero passate solo due ore da quando era uscita. Era anche scesa in strada a chiedere se qualcuno l'avesse vista passare o ci avesse parlato".

All'imbrunire Maria Antonietta e il fidanzato vanno in cerca di Mirella. Sonia, l'amica della quindicenne, rivela di averci chiacchierato per una manciata di minuti nel primo pomeriggio e che la ragazza le avrebbe confidato di aver un appuntamento. "Mirella avrebbe detto a Sonia che sarebbe andata a Villa Torlonia 'a suonare la chitarra' - continua Maria Antonietta - Questa affermazione mi stranì molto dal momento che mia sorella non suonava la chitarra né mai aveva fatto riferimento ad amici che suonassero uno strumento".

Dopo aver appreso questa informazione, la sorella di Mirella si dirige a villa Torlonia. "Il cancelli erano già chiusi – spiega Maria Antonietta – Caso volle che, proprio in quel momento, passasse una volante della polizia. Spiegammo agli agenti cosa era successo e ci permisero di dare un'occhiata. Fu una perlustrazione veloce e inconcludente". Intanto Vittoria è a casa: continua a fare avanti e indietro tra la porta d'ingresso, il telefono e la finestra. Verso le ore 21 si reca in commissariato per denunciare la scomparsa di Mirella. Gli agenti provano a rassicurarla ritenendo che la ragazzina sia allontanata dal quartiere e abbia poi perso la cognizione del tempo. Ma l'istinto materno non tradisce Vittoria, lei sa che non riabbraccerà più sua figlia. E il tempo le darà drammaticamente ragione.

Le prime ipotesi

La notizia della scomparsa di Mirella non suscita grande attenzione mediatica. Quattro giorni dopo, l'11 maggio 1983, il quotidiano romano Il Tempo dedica un trafiletto alla 15enne di Porta Pia: "'Torno tra dieci minuti'. Sono passati quattro giorni", è il titolo dell'articolo. Poi, per settimane, cala un silenzio tombale sulla vicenda.

"In molti credettero che si fosse trattato di un allontanamento volontario – racconta Maria Antonietta – Gli stessi inquirenti ipotizzarono, o quanto meno lasciarono intendere, che mia sorella si fosse allontanata per scelta. Tant'è che non fu cercata. Ma Mirella non se ne sarebbe mai andata di casa, era molto 'attaccata' ai miei genitori e poi stiamo pur sempre parlando di una minore. Quando usciva, se si spostava anche solo di poche centinaia di metri dal quartiere, era solita avvertire mia madre. Aveva in tasca sempre dei gettoni per telefonare dalla cabina pubblica. Non c'è stato alcuno allontanamento volontario, di questo ne sono certa".

Mirella Gregori con Papa
Mirella Gregori con Papa Karol Wojtyla. Photo Credits Mauro Valentini

Destini incrociati: Mirella ed Emanuela

Il 22 giugno dello stesso anno un'altra 15enne scompare in circostanze misteriose da piazza Sant'Apollinare, nel cuore di Roma. Si tratta di Emanuela Orlandi, giovane cittadina di Città del Vaticano. La notizia balza tempestivamente ai riflettori della cronaca coinvolgendo personalità di spicco della Santa Sede. Per una lunga e intricata serie di circostanze, alcune delle quali legate all'attentatore di papa Wojtyla, il terrorista turco Ali Ağca, la scomparsa di Emanuela fa capolino financo sui quotidiani d'Oltreoceano.

"La scomparsa di Emanuela suscitò grande interesse per via del presunto coinvolgimento di alcuni esponenti del Vaticano nella vicenda - spiega il giornalista Mauro Valentini – E se da un lato fu positivo che i media si interessassero assiduamente al caso, perseguendo varie ipotesi, dall'altro fu poco proficuo per le indagini sulla scomparsa di Mirella".

Il nome delle due ragazze viene affiancato all'interno di un'inchiesta della rivista Panorama sulla "tratta delle bianche", un giro di prostituzione internazionale che avrebbe riguardato giovani donne occidentali. L'articolo, pubblicato l'1 agosto del 1983 a firma dei giornalisti Marilena Bussoletti e Bruno Ruggiero, compie un excursus sui minori scomparsi in Italia in quell'anno. Tra questi, oltre a Emanuela Orlandi, vi è anche Mirella Gregori. Una foto immortala la ragazza rivolta verso il Papa Giovanni Paolo II durante una visita a Città del Vaticano con la scuola. "Quello scatto fu 'fatale' - chiarisce ancora Mauro Valentini - Nel senso che creò un legame indissolubile, a livello mediatico e investigativo, tra le due ragazze. E per quanto ci fossero delle possibili connessioni tra le due vicende, in realtà, credo si tratti di storie e percorsi completamente diversi. Nel caso di Mirella escluderei la pista internazionale".

Identikit di due sconosciuti

Quando ormai sono passati tre mesi dalla scomparsa di Mirella emerge un altro inquietante retroscena. Vittoria, la madre della ragazza, riconosce nei fotofit pubblicati dai giornali sui possibili rapitori di Emanuela Orlandi dei "brutti ceffi". Si tratta di due ragazzi che, a detta di Vittoria, si sarebbero intrufolati a un piccolo ricevimento nel bar di famiglia il venerdì antecedente alla scomparsa. La donna sostiene che i due avessero adocchiato Mirella: "Avevano fatto un cenno verso mia figlia", racconta in una intervista. Al punto che si era insospettita invitandoli a uscire dal locale.

"Mia madre era convinta che quelle due persone non fossero lì, al bar, per caso - spiega Maria Antonietta - Così come è stata sempre convinta della storia relativa alla 'tratta delle bianche'. Avrà avuto ragione? Chissà. Il punto è che non sono mai state condotte delle indagini approfondite sulla scomparsa di mia sorella. Ancora oggi non mi sento di scartare nessuna ipotesi, non abbiamo alcuna conferma o certezza di niente".

Mirella Gregori
Mirella Gregori. Photo Credits Mauro Valentini

"L'Amerikano"

Nei giorni successivi alla scomparsa, e poi nelle settimane a seguire, al bar dei Gregori giungono delle telefonate sospette. Uno sconosciuto con accento spiccatamente straniero riferisce di avere informazioni su Mirella. Il telefonista, la cui identità non sarà mai accertata, chiede ai Gregori di intercedere per la vicenda di Ali Ağca con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini promettendo in cambio "notizie della ragazza". E se "la trattativa" poi sfuma, per certo, una telefonata in particolare riaccende la speranza dei genitori di Mirella.

"In una telefonata questo sconosciuto ci descrive la marca degli abiti e dell'intimo che indossava mia sorella il giorno della scomparsa - ricorda ancora Maria Antonietta - Non so come abbia avuto quelle informazioni ma non mentì al riguardo. Credo che tra le varie telefonate quella fosse l'unica attendibile". Mauro Valentini ha una sua idea al riguardo: "Penso che la storia di Mirella fu usata un po' come 'esca' da chi, in realtà, nulla aveva a che fare con la scomparsa della ragazza. Purtroppo, anche in questo caso, non furono fatti degli approfondimenti. Molte piste, attendibili o meno, sono state trascurate in questa vicenda. Ed è il motivo per cui non si è mai approdati alla verità".

Raoul Bonarelli

C'è un altro nome che fa capolino nella vicenda: è quello di Raoul Bonarelli, una delle guardie della gendarmeria vaticana. La madre di Mirella lo riconosce durante un visita di Papa Wojtyla alla chiesa di San Giuseppe, dove i Gregori sono soliti recarsi a messa. Vittoria è certa di aver visto il super poliziotto intrattenersi a parlare con la figlia e l'amica Sonia al bar sotto casa. Ne è talmente convinta da recarsi subito dai carabinieri per verbalizzare aprendo a una nuova pista investigativa. Ma il giudice del caso non ravvede elementi per avviare un'indagine o, come spiega Mauro Valentini nel suo libro-inchiesta sul caso Gregori "Mirella Gregori. Cronaca di una scomparsa", per "giustificare provvedimenti giudiziari".

Di diverso avviso, invece, è il giudice istruttore Adele Rando che decide di approfondire la questione. Ma per una lunga serie di motivi, le indagini incespicano e quando Vittoria viene messa a confronto col super poliziotto, anni dopo, non è più certa si tratti della persona con cui si è intrattenuta a chiacchierare la figlia. L'istruttoria – un procedimento contro ignoti - viene chiusa: Bonarelli è estraneo alla vicenda.

L'appello

Da quel 7 maggio del 1983 sono trascorsi ben 39 anni: "Ma è come se fosse ancora quel giorno, il tempo si è fermato", afferma Maria Antonietta. Non ha mai gettato la spugna e continua a cercare la verità. "L'ho promesso a mia madre in punto di morte – dice – Mi fece promettere che avrei continuato a lottare per avere giustizia.

Lo faccio per mia sorella e per i miei genitori". Poi l'appello: "Sono passati 39 anni... Chi vuole alleggerirsi la coscienza può farlo anche in forma anonima. Desidero solo poter piangere mia sorella e portarle un fiore".

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