Per non farsi identificare i profughi fanno lo "sciopero delle impronte"

A Rovigo gli immigrati rifiutano in massa l'identificazione. E la polizia sceglie di "non procedere a forza"

Per non farsi identificare i profughi fanno lo "sciopero delle impronte"

L'hanno già ribattezzato "lo sciopero delle impronte". È quello che va in scena in queste ore a Rovigo, dove sempre più profughi rifiutano di sottoporsi all'identificazione mediante il rilievo dell'impronta digitale.

Come spiega bene Il Gazzettino, la polizia del capoluogo veneto ha "ritenuto di non procedere a forza, anche a tutela dei propri uomini". La mancata identificazione viene infatti punita con la semplice denuncia a piede libero. Molti migranti rifiutano di farsi identificare nella speranza di varcare il confine, per poi presentare la richiesta d'asilo in un altro Paese europeo, evidentemente più gradito. Sicuri a buon diritto di riuscire a cavarsela. Certi di potersene andare dalla Questura senza che nessuno li trattenga.

Questa tattica di resistenza passiva non è sconosciuta alle forze dell'ordine, soprattutto nei centri d'accoglienza del Meridione d'Italia.

Ora anche la Procura di Rovigo è inondata dai fascicoli frutto delle denunce a piede libero depositate dalla polizia. Altre carte che si aggiungono alle tonnellate di documenti in attesa di essere esaminati. Nel frattempo gli immigrati, non identificati, sono liberi di aggirarsi come meglio credono.

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