"Non è grave rubare un monopattino", ma il licenziamento resta

Il giudice ha confermato il licenziamento di Elizabethe Aicha Ounnadi che aveva rubato un monopattino dalla società di smaltimento rifiuti per cui lavorava

"Non è grave rubare un monopattino", ma il licenziamento resta

Era stata licenziata per aver preso, per suo figlio, un monopattino dal deposito della società di smaltimento rifiuti per cui lavorava. Ora il giudice Marco Buzano ha confermato il licenziamento di Elizabethe Aicha Ounnadi dalla Cidiu Servizi di Collegno.

Ma, nella sua motivazione, il giudice ha ridimensionato "in modo determinante la gravità del fatto" perché se, da un lato, è vero che si tratta di appropriazione indebita, dall'altro il movente che ha spinto la dipendente a caricarsi in macchina il monopattino "esclude l'esistenza di una giusta causa di licenziamento", perché la sanzione "appare eccessiva", anche se il provvedimento preso dall'amministrazione aziendale resta valido. Secondo la legge, infatti, la donna ha violato il regolamento e sapeva bene che stava prendendo un bene dell'azienda. La Cidiu ha motivato il licenziamento spiegando che il furto del monopattino aveva minato il rapporto di fiducia tra la dipendente e l'azienda. "Bisogna però considerare - spiega il giudice - che la ricorrente è stata indotta a prendere il monopattino dal fatto che si trattava di un monopattino vecchio e usato lasciato tra i rifiuti". Quel monopattino, prosegue il giudice, "probabilmente non era di alcuna utilità per l'azienda".

Il giudice ha rigettato la richiesta di reintegro della Ounnadi ma ha condannato l'azienda, dove lei ha lavorato per 11 anni, a risarcirla. Ora, rivela Repubblica, la donna sta pensando di presentare ricorso contro la sentenza che ha confermato il suo allontanamento dall'azienda.

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