Nei giorni scorsi è toccato a Luigi Marattin, onorevole di Italia Viva, sorpreso dalla polizia chiamata da un vicino a fare una grigliata sul terrazzo di casa sua in compagnia di amici. Giovedì nei guai sono finiti tre giocatori della Juventus, Dybala, Arthur e McKennie (per punizione oggi salteranno il derby con il Torino), sorpresi sempre su segnalazione del vicino di casa a violare con amici il divieto di assembramento domestico tra non congiunti. Ma, vip a parte, sono tanti i cittadini in queste ore «segnalati» all'autorità competente si dice in gergo come presunti untori e trasgressori delle rigide regole anti Covid.
Anni fa il nostro collega Stenio Solinas, a proposito di altre cose, scrisse un concetto che mi è rimasto fisso nella mente: « ed è questa militarizzazione della vita pubblica, questa trasformazione di ogni membro della società in combattente e custode dell'ortodossia, e quindi spia, delatore, tutti traditori di tutti, che permette negli anni l'insediarsi di un regime».
È proprio così, a farmi paura non sono, a proposito di attualità, le spie russe né quelle di qualsiasi altro Paese. Le spie più temibili e vigliacche sono quelle della porta o della scrivania accanto e non per la gravità delle conseguenze, ma per il fatto in sé. E quei politici alla Speranza, quei virologi estremisti che invitano a farlo «per il bene comune» sono degli incoscienti che stanno solo rompendo il patto sociale che è alla base della civile convivenza più di quanto lo sia il rispetto delle regole.
Si badi bene. Io sono per rispettare le regole e cercherò di farlo anche in questo weekend pasquale blindato, ma la delazione non è un dovere civile, è un reato odioso anche se non previsto dal codice penale. Non manderò nessun poliziotto a bussare alla porta altrui e mi rifiuto di pensare che la polizia bussi alla mia, mandata da qualcuno o se di sua iniziativa.
Se in quel momento non c'è un imminente pericolo di vita, per entrare in una casa è necessario un mandato dell'autorità giudiziaria, non basta una telefonata anonima. Io spero che ministri, prefetti e questori abbiano ben chiaro questo concetto. Perché come disse Giovanni Falcone «la cultura del sospetto non è l'anticamera della verità ma del khomeinismo».
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