"Un narcisismo sconfinato. Il bisogno irrefrenabile di insinuarsi nelle vite del popolo per porsi paternalisticamente a sua tutela". Così Renato Brunetta, in una lettera pubblicata da Dagospia, commenta l'intervento di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, che avevano paragonato la scelta dell'introduzione del green pass a quella di un "regime dispotico", che mirava alla "discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B". Ma l'intento di Cacciari, sostiene Brunetta, "in realtà non tutela la sacrosanta libertà d'opinione sbagliata di no vax e affini, ma la sua di sparare sentenze e quella del virus a galoppare".
Poi, nel corso della lettera, Brunetta espone cinque punti, che definisce "i fatti". Partendo dall'articolo 32 della Costituzione, spiega che essa "non vieta affatto che a tutti i cittadini, o particolari categorie di cittadini, possono essere sottoposte all’obbligo vaccinale. Punto e basta. Quello che la Costituzione impone è che l’obbligo sia fatto per legge, non con un provvedimento amministrativo". In secondo luogo, il green pass e i vaccini anti-Covid "non sono 'un simbolo politico-religioso', come scrivono Cacciari e Agamben. Sono semplicemente 'il volto della Repubblica' per parafrasare il Presidente Mattarella. È lo Stato che fa il suo dovere, nell’interesse di tutti e di ognuno". Il terzo "fatto", riguarda una differenza tra green pass e obbligo vaccinale: il passaporto anti-Covid, spiega Brunetta "equivale all’obbligo dello Stato di proteggere i cittadini dalla pandemia. Equivale alla minima decenza civile". Inoltre, "la vera discriminazione" sarebbe da attribuire alle persone "che decidono di non vaccinarsi nei confronti delle persone che decidono di vaccinarsi", perché non vaccinandosi è più difficile arrivare alla protezione dal virus e la pandemia potrebbe continuare a correre: "Non vaccinarsi significa far durare più a lungo la pandemia, e renderla potenzialmente più pericolosa- scrive Brunetta- È un fatto, cari Cacciari e Agamben. Non una opinione da filosofi".
Infine, il testo si conclude con una frase di Camillo Benso di
Cavour, che sosteneva che "si possono opporre opporre principi a principi. Si possono opporre fatti a fatti. Ma non si possono mai opporre fatti a principi, e principi a fatti. Che è purtroppo quello che voi fate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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