Numeri e pregiudizi

La notizia buona è che l'Europa ha approvato la manovra del governo Meloni

Numeri e pregiudizi

La notizia buona è che l'Europa ha approvato la manovra del governo Meloni. Per cui i tanti gufi che in campagna elettorale avevano previsto un cortocircuito sulla legge di bilancio tra noi e Bruxelles sono stati smentiti. Solo che buona parte di quella manovra l'avrebbe potuta scrivere Mario Draghi: il bollino insomma è stato dato perché c'è una certa continuità con il governo precedente. Mentre la notizia che fa riflettere riguarda i punti su cui la Ue ha aggrottato le sopracciglia: la cancellazione delle cartelle fiscali fino a mille euro, l'aumento del tetto del contante a 5mila euro, la possibilità di non usare il Pos per pagamenti inferiori ai 60 euro, il rinnovo anche nel 2023 dei regimi di accesso alle pensioni in scadenza nel 2022. E ci vuole poco a scoprire che sono gli argomenti che più si rifanno all'«identità», altra parola che va per la maggiore, del centrodestra.

La motivazione che sta dietro queste riserve è il debito pubblico che pesa sulle spalle del nostro Paese e il luogo comune, magari suffragato da qualche elemento di verità, che in Italia c'è molta evasione fiscale. Giudizi legittimi, solo che trascurano la circostanza che tra il governo Draghi e il governo Meloni in Italia c'è stato un avvenimento non certo trascurabile, cioè le elezioni. Ragion per cui è evidente che al di là delle compatibilità di bilancio non si può pretendere che nella manovra non ci siano elementi che derivino dalle proposte programmatiche, dalla filosofia economica e dalla cultura della maggioranza uscita vincitrice dalle urne. Quindi l'Unione dovrebbe concentrarsi più sui saldi che sui singoli provvedimenti. Anche perché in caso contrario rischia pure di entrare in contraddizione con se stessa, visto che appena qualche settimana fa il Consiglio europeo ha dato l'indicazione ai Paesi membri di mantenere l'uso dei contanti sotto i diecimila euro. Quindi, la decisione del governo italiano di fissare il tetto a 5mila euro sarebbe perfettamente in linea con quella raccomandazione.

Semmai le riserve della Ue dovrebbero suscitare una riflessione. A Bruxelles si pensa che l'uso del contante, limiti all'uso del POS e cancellazione delle cartelle fiscali favoriscano l'evasione fiscale in un Paese che ne soffre. Che siano, quindi, dei «surrogati» per imbonire una parte della popolazione visto che il governo non può abbassare le tasse. Al di là della malizia che non dovrebbe condizionare i giudizi di un'istituzione, resta il nocciolo del problema che nessuno può nascondere: le tasse nel nostro Paese sono troppo alte.

E, quindi, si torna al punto di partenza che questo Giornale ripete da quando il governo di centrodestra si è insediato: è prioritaria una riforma fiscale che determini un sistema equo e rigoroso. In sintesi che le tasse debbano essere più basse ma nel contempo debbano essere pagate da tutti. Questa è la vera sfida su cui dovrebbe cimentarsi il centrodestra, il vero profilo della sua identità.

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