Nuova terapia per ridurre le insidie del diabete

Diabete e cuore. La relazione è pericolosa: infarto miocardico, scompenso cardiaco e ictus cerebrale, sono killer inesorabili. Circa il 50 per cento dei decessi nei pazienti con diabete di tipo 2, è dovuto proprio a malattie dell'apparato cardiocircolatorio. Novità straordinarie che delineano una possibile svolta nella terapia del diabete e nella prevenzione dei decessi per eventi cardiovascolari, sono però in arrivo da Stoccolma, dal 51° Congresso dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd). Per la prima volta, uno studio Empa-Reg Outcome, pubblicato sul New England Journal of Medicine e condotto su oltre 7mila pazienti con diabete di tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare, già in trattamento e analizzati per un periodo medio di osservazione di circa 3 anni, ha dimostrato che un anti-iperglicemizzante, inibitore Sglt-2 (empagliflozin), è in grado di ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare del 38 per cento. Tale riduzione, si associa inoltre ad un calo del 32 per cento della probabilità di morte per tutte le cause e ad una diminuzione del 35 per cento del rischio di ricovero per scompenso cardiaco. «Questi risultati sono nuovi ed entusiasmanti” sottolinea Bernard Zinman, direttore del centro per il diabete del Mount Sinai Hospital e Università di Toronto, principale sperimentatore dello studio. «Agire sugli eventi cardiovascolari, compreso il decesso, è la priorità nella cura del diabete. Finora nessun singolo farmaco antidiabete è stato associato ad un riduzione della mortalità». L'inibitore Sglt-2, frutto dell'alleanza fra Boehringer Ingelheim e Eli Lilly, agisce riducendo i livelli di glucosio nel sangue, eliminandolo per via urinaria. É già disponibile in Italia.

«Nella storia del trattamento del diabete non si era mai verificato che, con un solo farmaco, aggiunto ad una terapia già ottimale per pressione, dislipidemia, antiaggreganti, si avesse una rivoluzione di un vero endpoint cardiovascolare» spiega Giorgio Sesti presidente eletto della Società italiana di diabetologia (Sid), ordinario di medicina interna all'università Magna Grecia di Catanzaro. «La riduzione della mortalità del 38 per cento è un dato impressionante».

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