Il nuovo senza memoria (e senza intelligenza)

E se i vecchi politici si vedessero restituita una parte della fiducia che meritavano?

Il nuovo senza memoria (e senza intelligenza)

E se la smettessimo di cercare soltanto i nuovi, quelli che hanno una crisi di nervi se sentono parlare del passato? E se per caso i vecchi politici, i migliori tra loro, si vedessero restituita almeno una parte della fiducia che meritavano?

Oggi bisogna avere non meno di cinquant'anni per ricordare la Prima Repubblica che, del resto, giace insepolta nei libri che nessuno legge, tanto è tutto on line. È un fenomeno non soltanto italiano, ma da noi più sconsolante: la memoria è andata a farsi friggere. Si deve gridare che il nuovo è meglio, ma il nuovissimo meglio ancora. Per poter far fare scintille al nuovo, occorrerebbero come minimo nuove idee. Che non ci sono. Esistono semmai «installazioni» di idee, come quelle degli artisti che incartano il Duomo o il Colosseo, e poi lo devono rimettere com'era. A Roma il turbine del nuovo non ha prodotto nemmeno un solo momento crepitante della vittoria alata: siamo ancora a né sindaco, né sindaca, chiamatemi Virginia. Stiamo freschi. In Gran Bretagna quelli della Brexit fuggono dalla vittoria, forse scherzavano. È il nuovo che avanza. E allora, rimettiamo mano alle idee solide e a politici che sappiano trasformarle in azione.

Il nuovismo è sempre tarato dalle sue malformazioni congenite: mancanza di pazienza, mancanza di conoscenza. Non serve una restaurazione ma un trapianto d'intelligenza che tranquillizzi milioni di fuggiaschi e li convinca a scendere dai monti e tornare nell'agorà.

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