"Occhi sereni dopo tanti mesi". Così è la vita in "zona bianca"

La vicepresidente regionale Alessandra Zedda: "Ora puntiamo a un'estate 2021 in sicurezza, ma con i turisti"

"Occhi sereni dopo tanti mesi". Così è la vita in "zona bianca"

“Una gioia camminare per le strade di Cagliari e vedere la gente seduta ai tavolini dei bar, nelle sale dei ristoranti. Con la mascherina, sì, distanziati, certo, ma finalmente con gli occhi sereni dopo tanti mesi”. È felice Alessandra Zedda, esponente di Forza Italia e vicepresidente della giunta regionale della Sardegna. Oggi è il primo giorno dell’isola nuragica di colore bianco. Ristoranti aperti fino alle 23, bar fino alle 21, niente coprifuoco, riaprono teatri e cinema, palestre e piscine. Certo, gli assembramenti restano proibiti, ma vuoi mettere? Prima regione italiana a “sbiancarsi”, come disposto sabato 27 febbraio dall’ordinanza numero 50 firmata dal ministro della salute Roberto Speranza. Requisiti centrati dai sardi con un Rt (indice di contagio) a 0,68 quindi inferiore alla soglia critica di 1. Con un tasso di contagio inferiore ai 50 casi per 100mila abitanti (su 153 tamponi giornalieri ne risultano positivi meno di 5, il 3,1%), con 19 pazienti ricoverati in terapia intensiva su 208 posti disponibili, quindi il 9% ben sotto quel 30% considerato livello di guardia. A oggi ci sono 12.621 cittadini sardi in isolamento domiciliare, mentre i ricoverati totali per coronavirus che non si trovano in terapia intensiva sono 215.

Prima regione italiana bianca. Soddisfatta onorevole Zedda?

“Il dato più confortante riguarda le terapie intensive e i ricoverati totali per COVID. Inoltre diverse strutture sanitarie hanno potuto ricominciare in queste ore l’attività ordinaria. Penso all’ospedale Brotzu di Cagliari, ma anche ad altri presidi importanti sul territorio”. Quali sono i rischi ora? “Non dobbiamo abbassare la guardia. Le due settimane fino al 15 marzo saranno decisive. Da amministratrice faccio appello al senso di responsabilità sin qui dimostrato dalla gente sarda, dalle comunità in città come nei paesi più piccoli. Dobbiamo difendere questo colore e cogliere quest’occasione per limitare ulteriormente la pandemia”.

Qual è stato il fattore decisivo per questo traguardo?

“Ha funzionato anche il tracciamento delle persone. Ad esempio venerdì scorso abbiamo inaugurato a Locieri, in Ogliastra, il Museo dell’arte e della cultura contadina di Sardegna. Era un evento con pochi partecipanti e ben identificati. Ero assieme all’assessore dell’agricoltura Gabriella Murgia, a quello dei trasporti Giorgio Todde e al sindaco Gianfranco Lecca”.

Quindi alla vigilia del ritorno in bianco della Sardegna…

“Sì, ma nel rispetto delle normative di sicurezza. Anche se, mi conceda la battuta, ci sentivamo bianchi anche mentre eravamo gialli e gialli mentre eravamo arancioni. Una specie di speranza cromatica!”.

Resta solo qualche punto rosso sulla cartina geografica. C’è da preoccuparsi?

“I comuni di Bono, San Teodoro e La Maddalena, tutti nel sassarese, sono in zona rossa. Lì sono stati registrati focolai dovuti alle varianti del coronavirus che hanno reso indispensabili queste restrizioni. Stiamo parlando di 19.400 cittadini su una popolazione regionale di 1 milione e 640mila persone”.

Durante la scorsa estate ci furono polemiche sulla Sardegna. Alcuni indicarono l’isola come untrice della seconda ondata di coronavirus tra settembre e dicembre, complice una gestione superficiale delle discoteche. Rispetto a quella vicenda cosa sente di dire? (la puntata del programma tv Report del 9 novembre 2020 puntò il dito contro la riapertura agostana delle discoteche sarde e la mancanza dei controlli, ndr).

"Preferisco non ripercorrere vecchie polemiche. Quelle settimane servono oggi per tenere alta la guardia rispetto a focolai esterni, cioè ai positivi che potrebbero sbarcare in Sardegna. Ricordo che anche ad agosto 2020 giunsero sull’isola molti giovani che avevano già fatto la stagione partecipando a feste nelle Baleari comunque all’estero o in altre zone d’Italia. Molti di questi ragazzi erano già positivi, fu questo a determinare un aumento improvviso e allarmante dei contagi” (la Sardegna passò nel solo mese di agosto da 1.404 a 2.114 contagiati, ndr).

State pensando a ulteriori controlli su coloro che arriveranno in Sardegna?

“In giunta ne stiamo discutendo, una sintesi spetta al presidente della Regione Christian Solinas di concerto con le autorità nazionali. Registro per ora con piacere che il clima politico è cambiato e non solo perché Forza Italia e la Lega sono al governo. C’è maggiore attenzione alle esigenze dei territori, maggiore sensibilità. Si potrebbe pensare a rendere obbligatoria per coloro che volessero sbarcare in Sardegna una certificazione di negatività a tampone rapido o test sierologico, che già volevamo introdurre a settembre 2020. Ma all’epoca il TAR ci ha bloccato”.

Quest’estate il presidente della Sardegna aveva proposto una certificazione medica obbligatoria per sbarcare in Sardegna e lo avevano preso per pazzo. Oggi si discute di rendere obbligatorio il vaccino per tornare ai contesti civili della vita quotidiana. Sono diventati tutti pazzi, dunque?

“Era ovvio allora com’è ovvio oggi che tutte le regioni italiane, non solo la Sardegna, vogliano tutelarsi, vogliano difendere la salute dei loro cittadini. Anche per rendere possibili gli spostamenti delle persone in sicurezza. Bisogna poi intendersi su quale tipo di controlli sia più efficace: tampone molecolare, test sierologico o altro. Ma ripeto: su questo c’è una discussione in corso in Sardegna”.

Al 28 febbraio 2021 la Sardegna ha inoculato 87.428 dosi di vaccino sulle 144.380 a propria disposizione. Sono stati vaccinati 28.609 sardi. Ora bisogna puntare decisamente sull’incremento della campagna vaccinale?

“Certo, lo ha già detto il presidente Solinas, aspettiamo su questo le decisioni che assumerà il governo nazionale. Posso affermare che in Sardegna tutti gli appartenenti alle forze di pubblica sicurezza e tutti gli operatori sanitari del comparto pubblico hanno ricevuto la prima dose di vaccino. E stiamo andando avanti sui lavoratori della sanità privata e sugli over 80” (in Sardegna nel 2020 sono stati censiti 393.813 cittadini con più di 65 anni, tra i quali circa 370 centenari censiti dal ricercatore Luca Deiana, ndr).

In Sardegna ci sono 12mila attività di ristorazione, circa 60 tra cinema e teatri: la filiera dell’intrattenimento può tornare a respirare?

“Sì, ed è una bellissima notizia soprattutto in vista

dell’estate 2021. La scorsa stagione secondo Federalberghi la Sardegna ha perso 10 milioni di turisti, passando da 8 milioni a 700mila stranieri. La nostra economia non può permettersi un’altra estate da incubo come quella”.

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