Mentre è in corso un duro braccio di ferro fra l'Italia e la nave Open Arms - con in mezzo la Spagna - un'altra ong è partita alla carica. La Ocean Viking, che opera per conto di Msf e di Sos Mediterranée, ha a bordo 356 migranti. Un vero e proprio "esercito" di immigrati recuperati nel Mediterraneo fra il 9 e il 12 agosto, un "esercito" che ora chiede un porto sicuro.
"A dieci giorni dal primo salvataggio della Ocean Viking sappiamo che l'attesa di poter scendere sulla terraferma potrebbe durare ancora - scrive in un comunicato Luca Pigozzi, medico di Msf a bordo della Ocean Viking -. Anche se per certi versi il momento dei soccorsi è già lontano, mi sembra ieri quando ho visto le persone salire a bordo della OceanViking, completamente esauste. Prima di essere soccorse, le persone trascorrono molte ore in mare su imbarcazioni del tutto precarie, senza dormire, senza acqua né cibo. Sono disidratate, deboli, soffrono di vertigini, ipotermia, ustioni causate dal carburante o dal sole".
Il medico dopo una digressione sulle condizioni di salute dei migranti e sul loro lavoro come volontari, "Oggi il nostro lavoro nella clinica di bordo si concentra sulle infezioni cutanee o delle vie respiratorie, le condizioni più comuni. Ma curiamo anche feriti di guerra - persone di nazionalità libica con schegge di granate a livello sottocutaneo - o adulti con patologie croniche come il diabete", spiega che "a oggi abbiamo effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra". E proprio su questo "meglio a terra" si appigliano pur di far sbarcare i356 migranti a bordo della nave. Probabilmente in Italia, visto che la Ocean Viking si trova fra Malta e il nostro Paese.
Ma non finisce qui. Perché il comunicato del medico è piuttosto lungo. E dopo le condizioni fisiche, si passa a quelle psicolgiche. "Queste persone hanno subito e stanno subendo traumi importanti - si legge -. In molti hanno subito torture o violenze sessuali in Libia. Oggi l'attesa dello sbarco, consumata in uno spazio confinato in mezzo al mare, non può che peggiorare le loro condizioni". Poi continua con il classico discorso dei minorenni - che nella maggior parte dei casi non lo sono - per finire con il costante impegno dei volontari, "Questa è la situazione a bordo della Ocean Viking. Non abbiamo ancora un porto sicuro dove sbarcare, ma continueremo ad assistere i nostri pazienti con tutta la cura che possiamo".
La lunga lettera si conclude con una sorta di rimprovero sia a Malta che all'Italia: "Il 13 agosto abbiamo richiesto a Italia e Malta di prendere il coordinamento e assegnare un porto sicuro di sbarco.
Malta ha rifiutato di prendere il coordinamento, l'Italia non ha risposto. Stiamo interessando anche gli altri Stati europei nel tentativo di trovare una soluzione tempestiva che garantisca lo sbarco in un porto sicuro per tutte le persone soccorse".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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