Ombre sui testimoni di Geova: casi di pedofilia non denunciati

Le inchieste in Australia e Stati Uniti sollevano ombre anche in Italia. Il movimento religioso travolto da casi insabbiati ed esplusioni per chi non si allinea

Ombre sui testimoni di Geova: casi di pedofilia non denunciati

È esplosa una nuova bomba legata a episodi di pedofilia non denunciati. Dall'Australia agli Stati Uniti, passando per la Gran Bretagna e molti altri Paesi del mondo, i testimoni di Geova sono travolti da uno scandalo di proprorzioni internazionali. In tribunale sono, infatti, arrivate le tristi storie di bambini abusati e le mancate denunce. Vicende insabbiate che sono arrivate a fatica alle autorità giudiziarie.

In Australia una commissione d'inchiesta ha individuato 1006 casi non segnalati alla magistratura. Nel corso della deposizione davanti alla Commissione Reale sulla pedofilia, istituita a Sidney la scorsa estate, Geoffrey Jackson, uno dei sette "papi" dei testimoni di Geova, ha ammesso che le procedure adottate fino ad allora si erano rivelate inadeguate. Fino al 2010, come racconta il Corriere della Sera, i testimoni di Giustizia non erano "liberi di denunciare" abusi sui minori. Avevano bisogno di almeno due testimoni perché un fatto venisse ritenuto penalmente rilevante. "Ma nei casi di violenza sessuale come si fa ad avere due testimoni? Se non c’è confessione del colpevole, l’unico testimone è la vittima. E da sola non basta - spiega Rocco Politi, fino al 2001 anziano a Modena - nel corso della mia esperienza  ho trattato almeno dieci comitati giudiziari che avevano per tema casi di molestie su minori. In nessun caso abbiamo riferito all’autorità giudiziaria".

La regola dei due testimoni è mutuata da una minuziosa lettura della Bibbia. "Nessun testimone singolo deve levarsi contro un uomo rispetto a qualunque errore o a qualunque peccato, nel caso di qualunque peccato che egli commetta - recitano alcuni versetti del Deuteronomio - la questione dev’essere stabilita per bocca di due testimoni o per bocca di tre testimoni". Dal 2010, però, i fedeli sono liberi di denunciare e gli anziani sono invitati a non interferire con la scelta delle famiglie. "Se gli anziani vengono a sapere di un’accusa su abusi su minori - si legge in una circolare del 2012 - dovrebbero chiamare immediatamente il Reparto Servizio (la Betel, la sede centrale della congregazione a Roma)". E

"I testimoni di Geova ripudiano la pedofilia e gli abusi all’infanzia, reati perpetrati purtroppo a tutti i livelli della società - ha assicurato al Corriere della Sera l’ufficio informazione pubblica della Betel - er noi la salvaguardia dei bambini è di importanza capitale. Da decenni sia le nostre riviste sia il nostro sito web pubblicano articoli rivolti tanto ai testimoni di Geova che al pubblico in generale che trattano come proteggere i bambini dagli abusi". Eppure a febbraio Le Iene hanno raccontato la vicenda di Riccardo Maggi che è stato dissociato dagli anziani dopo aver denunciato ai carabinieri un presunto abuso sessuale ai danni di un bambino di 9 anni. La Betel si difende così: "La vittima o i relativi genitori hanno il sacrosanto diritto di denunciare i casi di abuso alle autorità competenti.

Gli anziani di congregazione non celano alle autorità chi compie abusi o eventuali pedofili, né cercano in alcun modo di evitare a costoro le conseguenze delle loro azioni. Chi si macchia del peccato di abuso all’infanzia è passibile di espulsione dalla congregazione e, se ha una posizione di responsabilità, decade dall’incarico".

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