La richiesta è arrivata al Tribunale amministrativo regionale (Tar) e il fatto curiosare è che le due parti del contendere hanno molto in comune. È infatti la Rai ad avere presentato ricorso contro il governo, che ne detiene il 99,6% delle quote, sostenendo che quanto chiede il ministero dello Sviluppo economico (ovvero il pagamento dei diritti amministrativi) è "illegittimo" ed "iniquo".
Di che cosa si tratti è presto detto. Si parla dei soldi che chiede l'Authority delle comunicazioni per ogni televisione, nazionale o meno, per coprire le spese di "analisi di mercato, di sorveglianza del rispetto delle regole, di armonizzazione e standardizzazione". E se prima si pagavano unitamente alle spese per l'affitto delle frequenze, ora sono stati scorporati.
La Rai deve al governo più di 300mila euro e sostiene che con lo scorporo i costi siano triplicati e punta sul servizio pubblico offerto per chiarire le differenze con le altre emittenti.
Inoltre aggiunge - scrive Repubblica - che "è fatto divieto alla società concessionaria di utilizzare direttamente o indirettamente i ricavi del canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale".La Rai non vuole pagare i 111mila euro del 2016 che scadevano a fine gennaio. Inoltre non intende versare gli arretrati chiesti per il 2014 e il 2015. E il ministero ha deciso di opporsi.
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