Ventuno anni dopo la terribile strage di Capaci, che costò la vita a Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta, scattano otto arresti. Le persone finite in manette sono: Cosimo D’Amato, pescatore di Santa Flavia già arrestato alcuni mesi fa, che avrebbe fornito il tritolo utilizzato nelle stragi; Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello e il capomafia Salvo Madonia. Quest’ultimo è già detenuto in regime di carcere duro. Il blitz della Direzione investigativa antimafia, arriva a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina.
Gli uomini della Dia, coordinati dal procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, sono riusciti a ricostruire le fasi preparatorie dell'attentato del 23 maggio 1992.
L’ex reggente del mandamento di Brancaccio e fedelissimo dei fratelli Graviano (era definito il loro "angelo custode"), oltre ad ammettere spontaneamente il personale ruolo nella fase esecutiva dell’attentato, ha fornito elementi di "assoluta novità", spiegano gli investigatori, in ordine al coinvolgimento degli altri otto boss e gregari della cosca ritenuti corresponsabili dell’eccidio e mai prima d’ora sfiorati dalle inchieste. Un protagonismo, quello del mandamento di Brancaccio, che dimostra, secondo gli esiti giudiziari, "tutta l’importanza acquisita nel tempo e sul campo da quel mandamento mafioso".
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