La pacchia dei migranti: buoni spesa anche a chi ha già vitto e alloggio pagato

Succede a Castel San Pietro Terme (Bologna). La denuncia arriva da Galeazzo Bignami di Fratelli d'Italia: "Perché dobbiamo dargli altri soldi? Questi devono andare a chi è in difficoltà"

La pacchia dei migranti: buoni spesa anche a chi ha già vitto e alloggio pagato

Buoni spesa anche a chi riceve già vitto e alloggio e ha diritto al pocket money, una sorta di diaria data ai rifugiati e ai richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza per le piccole spese quotidiane: una situazione surreale che vede i migranti privilegiati rispetto ai cittadini italiani in seria difficoltà. Tutto succede a Castel San Pietro Terme, la cui amministrazione comunale a inizio aprile ha emesso il bando per l'ottenimento dei buoni spesa legati all'emergenza sanitaria da Coronavirus al fine di soddisfare le esigenze primarie relative all'acquisto di alimenti. Buoni spesa finanziati con risorse dello Stato, che però finiscono nelle tasche pure delle persone in situazione di Cas o Sprar: sul sito del Comune viene sottolineato in maniera esplicita che tale opportunità "è rivolta ai nuclei famigliari residenti (o persone in situazione di Cas o Sprar) nel Comune di Castel San Pietro Terme al momento di presentazione della domanda".

La situazione è stata denunciata da Galeazzo Bignami, che ritiene questa scelta piuttosto discutibile: "Le persone in situazione di Cas ricevono già vitto e alloggio proprio perché tali sono le modalità di funzionamento dei Centri di Accoglienza Straordinaria". I richiedenti asilo che vivono negli Sprar, oltre a essere seguiti per altre necessità anche dai servizi sociali, hanno diritto all'alloggio e al pocket money: "Pertanto queste persone percepiscono già sussidi statali ed indicarli come beneficiari di buoni spesa, che servono nello specifico per acquistare beni di prima necessità a causa di crisi economica sopravvenuta per l’emergenza sanitaria, appare quantomeno incoerente".

"Buoni a chi è in difficoltà"

Il Comune di Castel San Pietro Terme ha informato che i buoni spesa possono essere utilizzati per l'acquisto di tutti i generi alimentari, eccezion fatta per bibite, vini, spumanti, distillati e aperitivi. È possibile usufruirli anche per prodotti non alimentari come ricariche telefoniche, articoli per l'igiene personale e per la casa, per l'igiene dell'infanzia, combustibile per uso domestico (in particolare per il riscaldamento degli ambienti) e articoli per l'illuminazione e la manutenzione della casa. Fino a mercoledì 15 aprile sono state oltre 300 le famiglie ad aver presentato la domanda: le prime 120 hanno già ricevuto buoni prima di Pasqua, per un valore complessivo di 45.860 euro.

Il deputato di Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, a cui ha chiesto se intende avviare delle verifiche di competenza e se vuole chiarire i destinatari delle suddette risorse "esplicitando che i residenti migranti in Cas o Sprar, essendo già percettori di benefici, non dovrebbero figurare tra i destinatari dei suddetti buoni spesa". Qualora il Comune di Castel San Pietro Terme e altri Comuni d'Italia avessero erogato buoni spesa a persone in situazione di Cas o Sprar, la titolare del Viminale sarebbe disposta a specificare che i Comuni stessi sono tenuti a rifondere tali somme e a metterle a disposizione, con buoni spesa di importi equivalenti, "a cittadini residenti regolarmente sul territorio e in situazione di difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria"?.

Bignami non ha utilizzato mezzi termini per effettuare la propria richiesta: "Non c’è un motivo al mondo per il quale si debbano dare i buoni spesa ai migranti nei Cas o negli Sprar: questi devono (sottolineo devono) andare a chi è in difficoltà".

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